Siamo a Kaikoura, il miglior posto in Nuova Zelanda per ammirare leoni marini, nuotare con i delfini, ma soprattutto per fare whale watching, osservare le balene! Siamo rilassati nella nostra stanza con cucina al termine della giornata più complicata che abbiamo vissuto fino ad oggi.
Ci svegliamo prima delle sei nella nostra cabin della Smiths Farm, ancora emozionati per l’esperienza della sera precedente. Fuori è tutto allagato e continua a diluviare come se non dovesse mai smettere. Dobbiamo pedalare per poco più di venti chilometri, quelli che ci separano da Picton, dove alle 13:35 prenderemo il pullman che ci porterà a Kaikoura.Venti chilometri di saliscendi con una collina da superare non sono affatto semplici con questo tempo.
Iniziamo a prepararci come se non toccasse a noi uscire in bici. Colazione a base di pane e miele neozelandese, non quello di manuka, che costa come se fosse illegale (cit. Lorenzo Jovanotti), toast e latte. Mangiamo con calma nella cucina comune, ci vestiamo da pioggia e carichiamo le bici.Gli ospiti della struttura ci salutano augurandoci buona fortuna, dopodiché ci mettiamo in sella.
Pedalare con questa intensità di pioggia è davvero difficile. Il Miche si comporta bene e, complice un gioco di domande a tempo che non lo fa pensare al freddo e alla pioggia avanziamo, tra tratti percorsi a spinta, qualche sosta per una tisana calda, ottimamente mantenuta nella borraccia termica, e qualche biscotto.
Gli scorci che ci si presentano dietro ogni curva sono mozzafiato, così ne approfittiamo per scattare qualche foto.
Finalmente intorno alle 11:30, bagnati e infreddoliti, arriviamo a Picton. Ci infiliamo dentro ad una fornitissima panetteria: dolci e paste in grado di soddisfare i più golosi, panini appetitosi, pizze strampalate e pani di ogni tipo sono un richiamo irresistibile. Sarebbe da prendere uno di tutto. Il Miche, il primo a scegliere, punta un bombolone alla crema e marmellata, Dudu un enorme panino con pollo, bacon, insalata e maionese, poi prendiamo dei sandwich all’uovo, un muffin banana e cioccolato e una palla fritta e ricoperta di zucchero con l’uvetta.
Mangiamo avidamente le prelibatezze appena acquistate e ci incamminiamo verso la stazione dei pullman. Abbiamo un’oretta per smontare tutte le biciclette e riporle nelle loro sacche. Siamo pronti prima che arrivi il pullman. Finalmente arriva il nostro mezzo, anche perché continua a piovere, e, anche se ci offre riparo una tettoia, siamo sempre umidi e infreddoliti.
L’autista, un corpulento uomo di mezza età con la testa rasata e le braccia completamente tatuate ci guarda e fa una smorfia di disappunto. Le bici sono troppo grandi e non ce le fa portare. Gli mostro la policy scritta sul sito web della compagnia. Le bici con le ruote smontate, il manubrio ripiegato e chiuse in sacche sono accettate. Tuttavia è discrezione dell’autista accettarle o meno in base al posto che ha disponibile.
È evidente che le persone che aspettano di salire siano poche e che non ci sono problemi problemi di spazio, ma il tizio continua a fare storie, a meno che non si paghi un sovrapprezzo di 40 dollari neozelandesi, circa 24 euro. In altre circostanze ci avremmo discusso, ma, anche senza fare una approfondita what-if analysis, in questo caso è evidente che gli svantaggi sarebbero enormemente superiori ai vantaggi. Paghiamo, carichiamo le biciclette e saliamo in pullman.
Due ore e mezzo di viaggio benedette per un pisolino. Arriviamo a Kaikoura alle quattro del pomeriggio. Il pullman ci lascia nel centro della piccola località turistica.
Sullo sfondo monti innevati, dietro di noi l’oceano pacifico. Questo è uno dei rari luoghi del mondo dove è possibile riunire un mare e una catena montuosa innevata sulla stessa immagine. Il centro è costituito da trecento metri di una strada popolata di piccoli negozi.
Piove e la temperatura è piuttosto bassa. Tutto ciò che desideriamo è arrivare al nostro motel, nel quale abbiamo prenotato una camera con cucina. Prima però dobbiamo rimontare le biciclette e trovare un supermercato per comprare la cena.
Alle sette siamo al motel, dove ci accoglie un ragazzo cinese super gentile e disponibile. Sbrighiamo le pratiche di check-in, scarichiamo le biciclette e ci infiliamo sotto una doccia fumante. I bimbi poi dedicano un’ora ai compiti, mentre i grandi sbrigano un po’ di lavoro, scrivono il post e preparano la cena. Anche per questa vacanza non può mancare la cena a base di polpette al sugo.
Cena e a letto. Domani ci aspettano le balene.