In due giorni siamo passati da un luogo che dimostra la straordinaria forza della natura ad un luogo dal panorama decisamente lunare.
Siamo al campo base di Landmannalaugar chiusi nella nostra tenda, infilati nei sacchi a pelo e vestiti con l’abbigliamento più caldo che abbiamo a disposizione. Strati di vestiti che è difficile trovare la pelle.
Landmannalaugar si trova a 600 metri di altitudine sugli altopiani delle highland islandesi.
È decisamente freddo; la temperatura esterna è intorno 1 grado e durante la notte scenderemo sicuramente sotto lo zero.
Il campo base è uno spettacolo. Incastonato tra montagne colorate da vivaci pastello tanto da sembrare opera di Van Gogh.
Pochi sono quelli in bicicletta; il campo base di Landmannalaugar è principalmente il punto di ritrovo di tutti gli escursionisti che zaino in spalla e tenda, sono arrivati fin qui per fare alcuni dei trekking tra i più belli del mondo.
Ci svegliamo di prima mattina. Un timido sole fa capolino tra le solite nuvole, ormai inseparabili compagne di viaggio come la nuvola del ragionier Fantozzi. Facciamo colazione nella stanza comune del campeggio insieme a tre ragazze tedesche sui vent’anni alle prese con una vacanza on the road su di un van.
Facciamo le cose con calma. Per le dieci e trenta abbiamo chiuso la tenda, caricato le bici e siamo in strada.
Pedaliamo in una campagna verdissima sotto lo sguardo attento di pecore e cavalli che osservano attentamente il nostro passaggio.
Finalmente arriviamo a nell’area di Geysir il più noto geyser islandese. L’odore di zolfo ci dà il benvenuto.
Geysir, che in Islanda significa ” eruzione intermittente “, divenne il nome di questa particolare sorgente di acqua bollente nel 1846 e, da allora dà il nome al questo fenomeno naturale, trasformandosi nel termine inglese geyser.
Ovviamente è un luogo a forte vocazione turistica. Sul lato opposto dell’area ci sono negozi di souvenir, ristoranti e hotel pronti ad accogliere frotte di turisti provenienti da ogni angolo del pianeta.
Leghiamo le bici fuori dall’area recintata ed entriamo. Siamo subito rapiti dalla particolarità del luogo.
Nell’area, piuttosto circoscritta, ci sono alcuni geyser, tra cui Geysir, le cui eruzioni sono ormai rare, e Strokkur che erutta ogni pochi minuti, lanciando una torre di acqua e vapore alta circa 30 metri.
Lo spettacolo del getto di acqua bollente e vapore che si alza con gran boato è inimmaginabile. Abbiamo guardato almeno dieci eruzioni, con gli occhi puntati sulle acque di superficie, come le decine di turisti presenti, per cercare di capire in anticipo il momento migliore per scattare la foto, girare il video o uno slow motion.
Nell’area oltre ai geyser ci sono anche due sorgenti geotermali, una trasparentissima e l’altra di color turchese, bellissime, ma costrette in secondo piano dalla star dell’area.
Prima di ripartire due chiacchiere con un ragazzo italiano, anch’egli cicloviaggiatore. Oltre a parlare dei rispettivi giri in Islanda ci scambiamo informazioni sui prossimi viaggi. Noi diamo dritte sul Giappone, lui ce ne dà sulla Patagonia.
È già tardi. Puntiamo dritto su Flúðir (ð si pronuncia eth), il piccolo villaggio in cui dormiremo, saltando la visita ad una delle cascate più famose dell’Islanda, Gullfoss, ovvero la cascata d’oro.
Arriviamo a Flúðir, il tempo di sistemare la tenda e ripartiamo, con costume ed asciugamani ad un vicino lago termale per rilassarci un po’. Stare in acqua è piacevole, ma onestamente il luogo è un po’ una delusione. Frequentato esclusivamente da turisti, non ha niente per cui valga la pena fare una deviazione se non si è di strada.
Passiamo circa un’ora in ammollo prima di tornare a preparare cena al campeggio.
La temperatura è decisamente frizzante, pertanto andiamo a dormire belli coperti. Domani andiamo sulla luna.
Ci svegliamo a Flúðir con La tenda è coperta da un sottile stato di ghiaccio. Il programma di oggi è quello pedalare fino a Hella, una piccola città, dalla quale domattina partiremo, con un pullman, alla volta di Landmannalaugar. Il pullman, inizialmente non previsto, si rende necessario per recuperare il giorno perso nel deserto di Kaldidalur.
La distanza che ci separa da Hella è di cinquantacinque chilometri, abbastanza movimentati. Il cielo è completamente sgombro da nuvole ed un bel sole ci riscalda in fretta, malgrado la temperatura bassa.
Le previsioni promettono due splendide giornate di sole, oggi e domani, seguite da due/tre giorni di pioggia.
Sono convinto che pedalare il primo e più lungo giorno di deserto con la pioggia possa essere rischioso, pertanto dovremo riuscire a prendere un mezzo già nella giornata di oggi per dormire a Landmannalaugar e poterci godere il deserto domani con il sole.
Il problema è che sono le 10 e non siamo ancora pronti. L’ultimo pullman parte da Hella alle 14:10.
Niccolò e Micky sono piuttosto scettici sul fatto di riuscire ad essere a Hella per le 14, mentre il Miche ed io siamo sicuri di riuscirci.
Alle 10:30 partiamo. Il ritmo è quello giusto, inoltre, avere Michelangelo carico e sicuro di riuscire nell’impresa è un fattore importantissimo. Le soste sono poche e brevi. Uno spuntino, una foto, ma la sensazione è quella di riuscire ad arrivare in tempo.
Lasciamo la strada secondaria poco trafficata per la 1, la trada principale dell’isola dove il traffico, anche di mezzi pesanti è decisamente sostenuto. Di fronte a noi montagne con ghiacciai enormi.
Alle 13:40 siamo a Hella. Abbiamo il tempo di fare un po’ di spesa prima che arrivi il pullman della compagnia T-Rex. Purtroppo non è possibile prenotare da web il biglietto per oggi e domani. È disponibile solo da dopodomani. Non resta che affidarci alla fortuna e alla magnanimità del conducente.
Finalmente eccolo. Un MAN con le ruote altissime e con battistrada da sterrato. Vado a parlare con il conducente, un ragazzone biondo, decisamente più che sovrappeso, con due grosse guance rosse e un viso che non esprime troppe emozioni.
Chiedo se ha posto per quattro persone e quattro biciclette. Annuisce chiedendomi di mostrargli i biglietti. Spiego che non li abbiamo, ma che possiamo pagare a bordo. La compagnia non permette pagamenti a bordo. Il conducente spiega in maniera gentile, ma ferma, mentre scende dal mezzo per andare a comprare qualcosa da mangiare, che non c’è modo che si possa salire.
Micky ha un’idea che vale la pena di proporre al conducente. Comprare un biglietto per dopodomani in modo che la compagnia possa avere i soldi nel modo corretto e salire oggi.
Seguo il conducente al vicino fast food con la nostra proposta. Ci pensa un po’, ma poi esclama: “It’s Ok”.
In men che non si dica scarichiamo i bagagli. Carichiamo le bici come possiamo. Tre nello spazio dedicato ai bagagli, una a bordo sui sedili posteriori, quello riservato ai casinisti durante le gite scolastiche.
Siamo a bordo.
Il pullman dopo poco svolta in una stretta strada sterrata. Iniziamo a salire e dopo poco il panorama diventa decisamente particolare. Ci troviamo nel mezzo ad un deserto di cenere e lava del vicino vulcano Hekla. Intorno a noi anche i vulcani Katla e Eyjafjallajokull, il vulcano che nel 2010 ha bloccato i cieli di mezza Europa con le sue ceneri.
Il paesaggio assume veramente un aspetto lunare, sembra di essere su un altro pianeta. La zona è talmente spoglia e uniforme che alcuni cospirazionisti sostengono che filmato del presunto falso allunaggio di Amstrong sia stato girato proprio qui.
Intanto ricevo un SMS dalla protezione civile islandese: “From Civil Protection: You are close to Hekla, an active volcano that can erupt without warning. Take care.
Further information: https://www.almannavarnir.is/hekla/“.
Tranquillizzante!
Passiamo le due ore e dieci di viaggio rapiti dal panorama prima di arrivare a destinazione. Landmannalaugar.
Scendiamo dal pullman. L’atmosfera è particolare. Un viavai di persone provenienti da tutto il mondo con il loro abbigliamento pesante e colorato. Un enorme parcheggio è affollato di jeep che sembrano uscite dal reportage di Overland.
Scegliamo il posto per la tenda. Il più vicino possibile ai bagni.
A pochi metri il ghiacciaio e accanto, per gli impavidi, una piscina geotermale con l’acqua a 43 gradi.
Un tendone con i tavoli in legno serve per mangiare. Ognuno con il proprio fornellino da campeggio si prepara la cena.
Noi mangiamo solita pastina in brodo che ci riscalda e dei würstel. Poi a letto, anche perché è davvero freddo.
Domani affronteremo il nostro secondo deserto in bicicletta.