Siamo a Sawankhalok una città nel nord della Thailandia nella provincia di Sukhothai. La città, piuttosto piccola, si trova in un’area famosa per la qualità delle ceramiche.
Abbiamo pedalato per cinquantotto chilometri in una giornata decisamente calda e assolata, attraverso una campagna incolta e caratterizzata da canneti, alberi di banano e paludi. Pochissimi i villaggi incontrati.
Solita sveglia mattiniera delle sei e mezza nelle nostre casette colorate. Alle sette colazione a base di zuppa di riso con gamberi e carne, pane tostato con marmellata e un terribile caffè. Scopriamo di non essere gli unici ospiti della struttura, ma di essere in compagnia di una squadra di operai che sta lavorando alla costruzione di una strada e di un ponte nei pressi del villaggio.
Alle otto siamo in sella. Entriamo nel centro di Uttaradit. È una vera città asiatica, caototica e colorata ricca di odori di cibo e di negozi che vendono tutto. Per strada un traffico soffocante, e disordinato. Gli scooter con una, due, tre o quattro persone a bordo sfrecciano ovunque; le auto, i furgoni, i mezzi più o meno artigianali intasano le vie del centro. Noi proseguiamo in una ordinata fila indiana attenti soprattutto agli altri mezzi. Due scuolabus carichi di studenti ci accolgono come gli One Direction: urla e mani fuori dai finestrini. Come accoglienza niente male.
Ci fermiamo ad un bellissimo tempio buddhista, il principale della regione, che purtroppo è ancora chiuso. A differenza dei tempi buddhisti visti in Giappone, quelli thailandesi sono decisamente più sfarzosi, più colorati, più ricchi di dettagli. Anche l’iconografia è decisamente diversa. Facciamo un giro all’esterno del tempio e riprendiamo il nostro percorso.
Uscendo da Uttaradit ci fermiamo in un piccolo negozio a fare rifornimento d’acqua. La signora del negozio si offre di lavarci le borracce e ci aggiunge del ghiaccio per mantenere l’acqua più fresca. Felici per questo pensiero ci rimettiamo un sella. Qualche pedalata e siamo già in piena campagna. Uno stradone lungo e pianeggiante costeggiato ora da sterpaglie ora da acquitrini ci accompagna per un buon tratto di strada. Per terra la solita strage di serpenti schiacciati. Per circa venti chilometri non troviamo niente; non un negozio, non una casa, non una baracchina per comprare qualcosa da mangiare.
Finalmente un negozietto per rifocillarci un po’. Il Miche è un campione, ma ha bisogno di mangiare spesso. Il negozio non è molto fornito, ma ha il latte e questo ci basta. Integra perfettamente liquidi, sali minerali e proteine.
Continuiamo per la nostra strada e dopo pochi chilometri troviamo una specie di punto di ristoro all’aperto. Ha tre file di polli allo spiedo in bella mostra. Data l’opportunità conviene anticipare il pranzo che ha come menù: pollo allo spiedo coperto da una una glassa dolciastra, una palla di riso completamente incollata e insapore e delle palline di cartilagine di maiale, il tutto servito con una salsa piccante. Pranzo insolito, ma buono, specialmente il pollo.
Possiamo ripartire sazi e con una buona autonomia. Ci inoltriamo ancora nella campagna thailandese. Un corso di acqua piuttosto sporco attira la nostra attenzione; delle persone sono immerse fino alla testa nell’acqua fangosa. Cerchiamo di capire cosa fanno, quando vediamo che hanno una sorta di rete dove, forse mettono i granchi. Mai vista una tecnica di pesca del genere, ma soprattutto, immagino cosa possa voler dire fare il pescatore di professione in queste condizioni. Più avanti un gruppo di persone in un canneto sono impegnate nella raccolta delle stesse. Hanno gli ombrelloni da spiaggia per https://youtu.be/3G9gdOy3aEkriposarsi e ripararsi dal sole. Al nostro passaggio interrompono le attività per salutarci.
È primo pomeriggio ed il caldo si fa sentire. Percorriamo uno stradone polveroso con un viavai di mezzi pesanti che trasportano il materiale per stendere un nuovo manto stradale. Siamo constretti ad indossare una maschera per proteggere il viso dalla polvere. Il Miche ha una ruota a terra. Occorre fermarci tra la polvere a cambiare la camera d’aria. Riparazione veloce e ripartenza.
Ormai mancano pochi chilometri al nostro posto pere trascorrere la notte. Un altro resort 😱. Diverse casette in muratura, una accanto all’altra, si ergono in un giardino che assomiglia più a una boscaglia. L’anziano signore sostiene si aver eliminato tutti i serpenti dal giardino, ma non è troppo convincente.
Ci rilassiamo prima della cena, un ristorante a circa due chilometri da noi. È piuttosto affollato e la cena è accompagnata dal piano bar. Un cantante neo melodico tailandese. Terribile. Il ristorante ha un menù ben fornito con piatti anche piuttosto esotici, come la papaya e il coccodrillo saltato in padella con verdure.
Comunicare con i camerieri è di una difficoltà assurda. Non capiscono il piatto che vogliamo neanche a sottolinearlo. Pollo e anacardi per Micky, scampi e verdure per il Miche, zuppa di frutti di mare per Dudu e cervo piccante per me (il concetto di piccante è leggermente diverso; quello che per i thailandesi è piccante per noi è un anestetizzante). Per tutti coccodrillo, che ha un sapore molto simile al pollo, e insalata di papaya.
Non ci resta che tornare nella nostra casetta e andare a letto per prepararci ai circa sessanta chilometri di domani che ci porteranno nei pressi del parco storico di Sukhothai.
Comments
1 commentoGiovannella
Dic 22, 2018Che pic-nic……tutto rigorosamente thai!Dove avete trovato le orchidee selvatiche?Avete visto solo quella fotografata?