Siamo a Onomichi, una piccola città della prefettura di Hiroshima che si affaccia sul mare interno di Seto. Onomichi ha la particolarità di avere un numero elevatissimo di templi rispetto alla dimensione della città e, tale densità, ne è diventata, insieme alla pista ciclabile Shimanami Kaido, la principale attrazione turistica. Venticinque di loro sono collegati attraverso un cammino di due chilometri e mezzo, chiamato Il percorso dei Templi.
La nostra Guest House è piacevole, particolare e un po’ alternativa. Molto giapponese, ma con una forte influenza hippie. Si trova quasi in fondo alla strada principale della città, che è stata resa una galleria per riparare dal sole e dalla pioggia. Per arrivare alla reception dobbiamo percorrere un lunghissimo e strettissimo corridoio. Sembra di entrare in un cunicolo che ci conduce chissà a quale tesoro. E’ ricchissima di aree e beni di uso comune. Acqua e tè disponibili e un sacco di ragazzi giovani che socializzano.
Noi ci siamo svegliati presto nella nostra casa di Takehara con l’intenzione di arrivare ad Onomichi intorno all’ora di pranzo. Prima di metterci in sella visitiamo il vicino santuario shiontoista, mentre una nutrita comitiva di persone ci guarda incuriosita.
Partiamo in direzione Onomichi con una salita impegnativa da affrontare. Proseguiamo tenendoci il mare alla nostra destra. Il panorama è bellissimo, tra montagne lussureggianti e il mare dal quale emergono numerose piccole isole verdi. I chilometri da percorrere sono trenta e questo da, a Dudu e al Miche, la percezione di essere quasi arrivati. Ci concediamo due sole pause: uno spuntino a metà mattina ed un pranzo anticipato a mezzogiorno a base di polpette varie e sconosciute al vapore. Qualcosa buonissimo, qualcosa mangiabile, altro decisamente fuori dal nostro gusto.
Intorno alle 13 abbiamo già scaricato le bici e lasciato i bagagli. Possiamo iniziare il nostro percorso dei templi. Alcuni sono grandi con più edifici, altri piccoli con un minuscolo giardino impeccabilmente curato, qualcuno ha la pagoda. Ad ogni tempio in cui ci fermiamo recitiamo una preghiera seguendo il rituale buddista, di cui parleremo in dettaglio tra qualche giorno, quando faremo una buona parte del Shikoku Henro, o cammino degli 88 templi.
— Piccola pillola culturale—
Lo Shikoku Henro è un pellegrinaggio lungo il quale si possono visitare 88 templi e altri luoghi sacri sull’isola di Shikoku. Questo pellegrinaggio, se vogliamo, è l’equivalente di quello che il Cammino di Santiago rappresenta per i cattolici. È un viaggio che permette di entrare in contatto con la cultura del buddhismo shingon (dove shingon significa “parola vera”).
— Fine pillola culturale —
Prima di tornare alla nostra Guess House occorre fare la spesa ed andare a gustare i famosi ramen serviti da Shukaen, un piccolo locale di quelli che si vedono nei cartoni animati giapponesi, che offre solo questo piatto. I ramen sono un tipico piatto giapponese a base di tagliatelle di frumento, servite in brodo di carne o pesce. Qui si mangiano i più buoni del Giappone.
Il supermercato è enorme, disposto su due piani. Ci sono cose mai viste; noi ci divertiamo a curiosare tra gli scaffali. Dopo tanto girovagare, per questa sera, ci affidiamo ad alimenti e sapori conosciuti. Prendiamo del macinato di pollo, dei pomodori e del basilico. Hamburger di pollo con pomodori sono una cena perfetta, dopo aver mangitoi ramen.
Passiamo dalla Guest House a lasciare le bici e a mettere la spesa in frigo, affinché il caldo non la rovini. I ramen ci aspettano. Shukaen è in centro a due passi da noi. Affrettiamo il passo perché alle sette il locale chiude. Entrando si scorge subito una cucina a vista con un bancone e degli sgabelli. Pochi tavoli completano l’arredamento. Un tizio vestito da cameriere, che indossa la solita mascherina bianca, è in piedi davanti alla cucina. Ci indica una tavoletta di legno con degli ideogrammi e ci fa capire che è l’unico gusto di ramen disponibile. Ok per quello. Ci servono dei piatti di ramen in brodo di carne con della carne affettata dentro. Buonissimi. Intanto il locale inizia a chiudere. Finiamo in fretta i nostri ramen e ce ne andiamo.
Giunti alla Guest House iniziamo e fare le docce. Io vado per primo così dopo inizio a preparare la cena, Micky si occupa del bucato, mentre Dudu e il Miche fanno i compiti.
Preparo la cena in una cucina piccola e accogliente, con luce soffusa, mentre nella stanza accanto, separata da una porta aperta, di carta di riso, due ragazzi giapponesi strimpellano una chitarra.
Appena finito i praparare i pomodori, dei semplicissimi pomodori conditi, si avvicina il tizio della reception. Indicandoli, mi chiede in un inglese approssimativo, ma comprensibile: “Cos’è questa meravigliosa mousse con pomodori e basilico?”. Mousse? Gli spiego che sono semplici pomodori tagliati con basilico, olio, sale e pepe. Il tizio se ne va soddisfatto dicendo che la proverà.
La cena è pronta. Ceniamo accompagnati dai due ragazzi che strimpellavano fino a poco prima la chitarra. Il ragazzo accompagna la ragazza; lei ha una voce delicata, un canto mai forzato o sguaiato. Canta la colonna sonora di Colazione da Tiffany. Bellissima. Continua con Imagine e poi una serie di successi di Beatles, R.E.M. e Coldplay. Neanche nei migliori locali si cena con questa soundtrack.
È arrivato il momento di andare a letto. Domani ci aspettano cinquanta chilometri lungo la bellissima pista Shimanami Kaido.