Esiste miglior risveglio di quello in riva ad un lago? Aprire la tenda e trovarsi davanti uno specchio d’acqua completamente piatto e cristallino, circondato dal verde con le anatre che nuotano in lontananza è stata una bella esperienza.
La nottata è passata tranquilla, anche se la temperatura durante la notte si abbassa parecchio, tanto che abbiamo avuto freddo.
Il cielo è limpido e sgombro da nuvole. È la prima volta che possiamo godere di una bella giornata di sole, che man mano che si alza nel cielo ci riscalda e dirada l’umidità che fa sembrare il lago fumante.
Il percorso odierno sarà tutto lungo l’autostrada. L’unica strada alternativa ci devierebbe sensibilmente dal nostro percorso e sarebbero sterrata.
Dopo una abbondante colazione con latte caldo e cereali ci mettiamo in sella.
Pedaliamo ininterrottamente per ventitré chilometri lungo un rettilineo infinito, su e giù per i lunghi saliscendi. Dai lati solo foresta, in avanti riusciamo a vedere lontanissimo.
Ci fermiamo alla prima stazione di servizio che incontriamo. Hot dog per il Miche, hamburger per Dudu e gelato per entrambi.
Io e Micky caffè e cappuccino.
Mentre ce ne stiamo al sole a consumare il nostro cibo, una cicogna, evidentemente abituata alla presenza umana, ci gira intorno in cerca di cibo, mettendosi in posa per foto ricordo.
Ci rilassiamo un’ora abbondante, prima di rimetterci in marcia. Lungo la strada che ci porterà a Velikiye Luki ancora tanti serpenti.
Una foratura alla ruota posteriore della bici del Miche ci obbliga ad una sosta sul lato della carreggiata. Non è bello con i camion che ci sfrecciano accanto, inoltre il sole è stato oscurato dalle nuvole e un vento fresco ci suggerisce di indossare le felpe.
Mancano ormai poco più di dieci chilometri a Velikiye Luki. Se ci muoviamo per le 16:30 saremo lì, prenderemo possesso dell’appartamento che abbiamo prenotato e poi ci dedicheremo a trovare una nuova camera d’aria di scorta per il Miche, fare la spesa ed eventualmente trovare una lavanderia a gettoni.
Entriamo in città. La periferia è desolante. Fatiscenti palazzoni di stampo sovietico, in grado di ospitare un centinaio di famiglie, si innalzano da entrambe le parti della strada. Cadono a pezzi. Passiamo accanto ad una enorme fabbrica di ruote e componenti in metallo dei treni.
Per la prima volta da quando siamo entrati in Russia pensiamo che qui deve essere davvero un brutto posto dove vivere. È grigio, triste, decadente.
Il centro della città non è migliore. La maggior parte dei negozi sono chiusi, gli altri non invitano certo ad entrare. Arriviamo davanti ad un palazzone bianco. Ci fermiamo al numero ventisette. Speriamo che non ci frani addosso. Dovrebbe essere qui la nostra casa. Dalle foto online non si vede l’esterno, immaginiamo per ovvi motivi, ma l’interno non sembra male. Ci adatteremo. Aspettiamo che qualcuno si faccia vivo, ma non viene nessuno. Contattiamo sia Booking.com sia l’affittatario. Per almeno mezz’ora non si sente nessuno, poi un messaggio da parte dell’affittatario ci dice che la nostra prenotazione è cancellata.
Sono quasi le sei e dobbiamo ancora trovare un posto dove dormire.
Cerchiamo online e, prima di prenotare un hotel che ci sembra decente, andiamo a vedere. C’è solo il nome. In reception non c’è nessuno ed è tutto chiuso. È evidente che dobbiamo continuare a cercare.
Fortunatamente il terzo hotel va bene.
La struttura è quella di un grande albergo, l’ingresso è elegante, anche se è evidente che che ha visto tempi migliori. Ora è piuttosto triste, e malandato. Per una notte va benissimo.
Contrattiamo 5500 rubli con una signorina che non capisce una parola di inglese. Nella hall dell’hotel una festa di compleanno di un bambino. Palloncini, dolci e musica russa, sia popolare sia classica. Riconosco “Pierino e il lupo” di Chaikovski, ma la signorina a cui lo faccio notare non ha idea di cosa sia.
La prima camera che ci viene assegnata ha il divano letto rotto, pertanto, tra le scuse sella responsabile ci viene assegnata un’altra camera.
Non resta che chiedere alla reception se per favore ci trovano un furgone per andare a Zubcov, sul Volga. La mattina dopo dovremmo fare l’ultimo trasferimento. Da lì pedaleremo dritti fino a Mosca.
Micky intanto esce per fare la spesa per cena e per il giorno dopo.
Una cena base di pollo arrosto e pomodori è perfetta. Ora a letto.