Di nuovo in viaggio! Erano settimane che contavamo i giorni che ci separavano dalla partenza.
Siamo tutti a Roma, pronti a prendere una combinazione di treni che ci farà attraversare l’Italia, e salire poi a bordo di un traghetto che ci porterà dall’altra parte dell’Adriatico, a Spalato. Da lì inizieremo a pedalare in direzione Istanbul. Il nostro itinerario sì snoderà tra diversi paesi. Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Albania, Grecia e Turchia.
Pedaleremo lungo l’antica via Egnazia, una delle più importanti e lunghe e vie romane; la prima grande strada realizzata dai romani al di fuori dell’Italia. La via Egnazia collegava le città di Apollonia e Durazzo in Illiria, l’odierna Albania, a Bisanzio, divenuta poi Costantinopoli e ora Istanbul.
A differenza di altre volte il percorso non è rigoroso. Non abbiamo ancora deciso, ad esempio, se attraversare la Croazia continentale o saltare da un’isola all’altra. Sveglia di prima mattina. Alle sette e mezza siamo in sella per andare alla stazione di parco Leonardo a prendere il primo treno e subito.si presenta un problema. La bici di Niccolò ha la ruota posteriore frenata. Partiamo comunque, tanto si tratta di soli cinque chilometri. La sistemeremo in treno.
Treno preso al volo. Io e Niccolò in un vagone, Micky e il Miche in un altro. Intervento alla bici di Nicco; ora la ruota non è più frenata. Scendiamo a Ostiense, con le nostre bici cariche e usciamo in strada per coprire i quattro chilometri che ci separano dalla stazione Termini. Sfiliamo accanto al Colosseo e al circo Massimo mentre le persone ci salutano pensando che si arrivi da chissà dove. Anche se lo abbiamo fatto spesso è un piacere pedalare accanto a questi monumenti, nonostante il traffico.
Ci dirigiamo verso il binario; il Miche ha già una ruota a terra. Iniziamo bene. Per ora non c’è tempo di ripararla. Una gonfiata e andiamo, poi ad Ancona ci penseremo. Dopo un cambio a Senigallia alle 16 arriviamo ad Ancona, con mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia, ma ancora con un ampio anticipo rispetto alla nave.
Cerchiamo subito una ciclo officina. Abbiamo sia le pezze per riparare la camera d’aria sia una nuova camera d’aria, ma ad inizio viaggio, preferisco non attingere al set di riparazione; potremmo trovarci in una zona dove non c’è niente ed è bene avere dietro tutto il necessario.
Un’altra bella gonfiata alla bici del Miche ci permette di arrivare agilmente ad una vecchia ciclo officina, una di quelle di una volta, non una clinica di lusso per biciclette come quelle che si trovano oggi. Dentro, immerso nel suo lavoro il signor Tesei, un signore di ottantatré anni magnificamente portati dall’aspetto rassicurante. Due occhietti azzurri e vispi emanano l’energia e l’entusiasmo di un ventenne.
Mentre si prende cura della bici del Miche noi curiosiamo in giro per l’officina. Su un lato fa bella mostra di se un bellissimo biciclo con una lampada a olio come faro ed una tromba in ottone tutta arzigogolata montata sul manubrio. È sicuramente il pezzo forte dell’officina, ma in giro ci sono tantissimi oggetti curiosi; tutti rigorosamente realizzati e orgogliosamente rivendicati dal signor Tesei, biciclo compreso.
Ci racconta che il biciclo è stato voluto dal presidente Cossiga per una sfilata dei carabinieri a Roma e, mostrandoci un’onoreficienza, che lui è l’artigiano più anziano, ovvero con la maggior anzianità lavorativa delle Marche.
Potremmo stare ad ascoltarlo per ore, ma dobbiamo prendere una nave e fare ancora la spesa per la cena. Intanto una email dall’unico e carissimo campeggio di Dubrovnik nel quale dormiremo due notti ci informa che il pagamento effettuato oltre una settimana fa non è andato a buon fine, mentre contestualmente ci viene bloccata la carta di credito per una operazione sospetta. L’inizio di questo viaggio non offre proprio segnali incoraggianti.
Telefono al campeggio per chiarire la situazione. Risponde un ragazzo gentile che parla un ottimo italiano. Si scusa dell’inconveniente. Probabilmente hanno fatto un errore e tentando più volte di prelevare quanto dovuto dalla carta e per questo allertando la centrale rischi.
Mi fornisce un altro link per pagare, mentre con nonchalance mi informa che abbiamo prenotato un posto tenda in un campeggio nudista. Come nudista? Si offre di cercare la disponibilità su altri campeggi, ma in questo periodo sarà difficile.La prendiamo sul ridere prendendo in giro Niccolò, che ha trovato il campeggio. Siamo piuttosto flessibili, ma obiettivamente, in un campeggio per nudisti saremmo più che pesci fuor d’acqua.
Andrea, il ragazzo dall’altra parte del telefono, mi dice che purtroppo l’Istria di questo periodo è piena e che non abbiamo altra scelta che dormire nel campeggio di nudisti.
Istria?????? Noi abbiamo prenotato un campeggio per Dubrovnik! Il ragazzo capisce e si scusa. Ha visto l’inizio del nome del campeggio “Sol” e la sua mente l’ha associato al campeggio Solaris nell’Istria, un campeggio nudista, anziché al campeggio Solitudo di Dubrovnik. Menomale, anche questa è scampata.
Compriamo la cena e andiamo al porto. Prima di imbarcarci occorre andare alla biglietteria e fare una lunga fila per sostituire i biglietti elettronici con biglietti cartacei. Si parla tanto di digitalizzazione e dematerializzazione, ma per entrare in una nave non basta un biglietto elettronico acquistato dal loro sito web, ma occorre un biglietto che riporta esattamente le stesse informazioni di quello che ho sul mio telefono, ma di carta. Alla faccia del progresso!
Siamo in nave. Una vecchia, ma dignitosissima nave della Moby. Prendiamo possesso della nostra cabina sul ponte numero otto, ma la vista mare è coperta da un grosso armadio di metallo. Provo a chiedere di cambiarla. Magari ci accontentano.
Non creano alcun problema. Ci sistemano in una bellissima cabina, decisamente migliore della prima sul punte numero cinque. Da lì si vede il mare.
Dopo esserci sistemati andiamo un po’ a spasso per la nave prima di cena. Domani la nave arriverà alle 7, ciò significa che dovremo svegliarci prestissimo. Cena e a letto presto. Domattina ci sveglieremo in Croazia.