Ultimo giorno nell’Unione Europea. Domani attraverseremo il confine con la Russia, la più estesa nazione della terra. Poi dritto fino a Mosca.
La tappa di oggi è piuttosto breve.
Aspettandoci una quarantina di chilometri possiamo fare le cose con calma. Ci svegliamo poco prima delle nove. Micky è già in piedi docciata e vestita. Sta asciugando con il phon gli indumenti lavati la sera prima con la lavatrice della casa. Io e i bimbi iniziamo a prepararci mentre Micky va a fare un po’ di spesa per la colazione. Toast, dolci, latte e yogurt. Nella casa inoltre c’è tutto l’occorrente per preparare un buon caffè americano.
La giornata inizia bene.
Prepariamo le bici. Stanotte bivaccheremo, pertanto carichiamo anche due docce portatili riempite di acqua, che fanno guadagnare alla bici di Micky l’appellativo di “bici sherpa” o “bici cammellata”.
Al piano terra della casa c’è la sede della croce rossa. Il responsabile viene a salutarci. Ci mettiamo in sella. La giornata è piovigginosa, ma fortunatamente non piove forte.
Usciamo da Ludza, capannoni industriali abbandonati raccontano un altro tempo. Imbocchiamo una strada sterrata, che nel giro di pochi chilometri ci porta ad essere soli, nuovamente. È capitato spesso in questo viaggio di pedalare per ore completamente soli, spersi in campagne o foreste. La cosa non ci dispiace affatto.
Pedaliamo incessantemente fino all’ora di pranzo. Ci fermiamo in uno spiazzetto con una panchina e mangiamo quel che abbiamo dietro. Un po’ di frutta, delle barrette proteiche e un po’ di pane e marmellata e un po di pioggia. Siamo felici così.
Riprendiamo il nostro cammino. Il Miche continua a chiedere se mancano meno di trenta chilometri. Chiedo come mai. Mi risponde che sotto i trenta chilometri lui è sempre tranquillo. Un bambino di sette anni che è tranquillo se mancano trenta chilometri da percorrere in bici, in una strada sterrata, soli, mentre pioviggina. Beato lui. 😂
Lasciamo lo sterrato per una strada asfaltata, dove decidiamo di fermarci al primo distributore; dobbiamo controllare le gomme che sembrano un poco sgonfie.
Controllo gomme con contrattempo. La nuova bici di Dudu monta gomme tubeless. Non ne abbiamo mai avute e io non so a che pressione gonfiarle. Guardo il copertone che dice min 2.5 – max 5.5. bar. Ho pensato di non sbagliare a stare sui 3.5 bar. Gonfio la gomma, Dudu come al solito fa da assistente. Ad un certo punto un botto assordante. La gomma è scoppiata. Dudu, per il male alle orecchie, inizia a piangere; io sento solo un fischio continuo.
Le orecchie che fischiano sono però un problema secondario rispetto alla gomma. E ora come facciamo?
Un signore, vedendomi sgomento, esce dall’auto dicendo in russo di non preoccuparmi, o qualcosa di simile. Controlla insieme a me la gomma, effettivamente non è rotta. Il pneumatico è solo uscito dal cerchio. Lo rimetto a posto e questa volta il signore controlla a quanto lo gonfio. 2.5 bar, stop.
Intanto Micky, il Miche e Dudu, sempre scosso, parlano con un signore che sta andando a Mosca. Cercano di capire come spostarsi tra Velikie Luki e Ržev, il secondo trasferimento del viaggio. Al momento l’unica opzione sarebbe prendere l’unico treno che passa alle 2:30 per arrivare alle 5:30. Si può fare, ma preferiremmo viaggiare di giorno. Il signore non capisce una parola né di inglese né di italiano. Sa solo far capire che sua moglie è in Italia, in Liguria, e che tutta la famiglia vorrebbe trasferirsi in Italia. Ci da anche il numero di sua moglie, Larisa, non si sa mai.😂
Riprendiamo il viaggio. Siamo ormai alle porte di Ludza e dobbiamo trovare un posto sicuro dove bivaccare.
Prima però dobbiamo fare la spesa per cena. Un supermercato lungo la strada è perfetto.
Costeggiamo un lago, prendiamo una strada sterrata subito fuori dalla città. Una signora sta parcheggiando la macchina. Chiedo se c’è un posto tranquillo per piantare la tenda. Ci indirizza sulla cima di una collina. Ci avventuriamo su per un sentiero.
Da lassù il panorama è mozzafiato. Su due lati vediamo il lago, poi campi e boschi.
Piantiamo la tenda e sistemiamo le docce ad un albero. Sicuramente il posto più bello dove abbiamo mai dormito. La serata perfetta è completata da una cena a base di minestrine calde e cotolette cucinate con il nostro fornellino, ormai diventato indispensabile.
Intanto è buio. Il cielo è stellato e la luna quasi piena ci illumina. Non resta che prepararci a passare la notte in questo paradiso.