Vilnius è considerata una delle città d’arte più belle d’Europa, anche se non è meta di turismo al pari delle altre, più blasonate, città europee. Il suo centro storico è tutelato come Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, inoltre ci sono tante cose da visitare, come il ghetto ebraico e la repubblica di Uzupis, uno stato nello stato, come Christiania a Copenhagen.
Ci svegliamo nel nostro hotel lungo l’autostrada. Una colazione a base di gallette con le marmellate, acquistate ieri in uno dei banchetti incontrati, ci da la giusta carica per metterci in sella. Oggi arriveremo a Vilnius.
Imbocchiamo subito l’autostrada. Essendo domenica la circolazione di mezzi pesanti è sensibilmente ridotta, anche se siamo in una strada dove i mezzi corrono veloci e occorre prestare la massima attenzione.
Da qualche giorno ho voglia di caffè, senza riuscire a trovarne uno. Decidiamo di fermarci al primo posto che può togliermi la voglia.
I chilometri scorrono ed è quasi l’ora di fare una sosta. Un cartello con una tazzina disegnata ci avvisa che tra ottocento metri potrò avere il mio caffè.
Ci fermiamo in un locale nuovo e ordinato. Il prato è rasato, il parcheggio ha la ghiaia pulita e ben stesa. Peccato che sia chiuso.
Ci sediamo sul prato è consumiamo uno spuntino; i bimbi delle merendine a forma di orsetto, Micky un frutto ed io una barretta accompagnata da un senso di mestizia per il mancato caffè.
È ora di riprendere il nostro percorso in direzione Vilnius quando una macchina parcheggia e ne scende una ragazza con delle chiavi in mano. Sarà mica venuta per aprire il locale?
Aspettiamo. Le chiedo se può farmi un caffè. Mi risponde che il locale aprirà tra un’ora, ma se aspetto dieci minuti, il tempo che la macchina si scaldi, posso averlo. 🥳Nessun problema per dieci minuti.
Arriva un ragazzo, piccolo, magro, scuro di capelli e di carnagione. Lavora lì anche lui. È gentile ed incuriosito da noi. Iniziamo a parlare. Parla un discreto inglese pertanto riusciamo a comunicare piuttosto bene. Parliamo del clima in Lituania, negli ultimi anni cambiato sensibilmente con estati più calde e inverni molto meno rigidi; parliamo del nostro viaggio e dei bambini. Gli dico poi che siamo italiani. Lui mi risponde: “I’m Italian too!”. Abbiamo parlato per un quarto d’ora in inglese senza accorgerci di essere connazionali. Parliamo in italiano 😂.
Mi offre il mio desiderato caffè e ci fermiamo una mezz’ora a parlare.
Mario è un emigrante siciliano. Di Sciacca. Venti anni fa ha lasciato l’Italia in cerca di lavoro in Germania. Ha iniziato come cameriere, per poi diventare manager di sala di un hotel. Li ha conosciuto la moglie, lituana, che si occupava delle camere. La vita in Germania non gli piaceva, allora il trasferimento in Lituania. Dopo aver lavorato sempre in ristoranti da qualche mese è socio di questo bellissimo e curatissimo locale con la ragazza che ha aperto. Mario, un bravo ragazzo. Un lavoratore. Sicuramente un bell’esempio.
Ci salutiamo e ci rimettiamo in sella. Dobbiamo tirare perché a Vilnius voremmo fermarci in una lavanderia a gettoni per lavare tutto quel che abbiamo.
Pedaliamo e cantiamo, in poco tempo siamo alle porte della città. Ora dobbiamo fermarci per pranzo. Non ci sono più le foreste, i laghi e i campi verdi; una specie di autogrill con i tavoli fuori in pietra può andare benissimo.
Abbiamo ancora i funghi con le salsicce da cucinare. Non è così romantico come cucinarli nel bosco, ma abbiamo fame e la voglia di funghi e salsicce è forte. Micky, che non ama né gli uni né le altre si cucina delle uova sbattute. Ci alziamo rifocillati e soddisfatti.
Non resta che andare a cercare una lavanderia a gettoni. Fortunatamente ce ne è una vicino al nostro ostello.
Attraversiamo la periferia di Vilnius. È fatta da palazzoni anonimi e malandati di stampo sovietico. L’ambiente è completamente diverso dalla Lituania conosciuta fino ad ora. Avvicinandoci verso il centro i palazzi diventano più curati e l’architettura ricorda più quella nordeuropea.
Troviamo la lavanderia. Svuotiamo le borse di tutto quel che c’è da lavare. Facciamo una lavatrice di indumenti e una di scarpe. Poi tutto nell’asciugatrice. Così abbiamo tutto pulito, anche se per rispettare la regola sacra delle lavatrici, alla fine manca un calzino.
In una lavanderia a gettoni si vedono entrare le persone più diverse e strane. Questa non fa eccezione. Entra una ragazza tutta tatuata con un borsone pieno di indumenti da neonato. Un ragazzone con una folta barba e una grossa pancia carica una lavatrice con poche cose, ma nel frattempo mangia due enormi panini e beve un litro e mezzo di una bibita simil Coca Cola. Infine una coppia viene a fare il bucato settimanale: lui vestito da casa, lei con dei tacchi vertiginosi. Noi ci integriamo benissimo. Il Miche dorme nel mobile dei cestelli. Dudu fa i compiti, Micky lavora e io scrivo il blog.
Ora non ci resta che andare a lasciare borse e bici al nostro ostello, prima di uscire per cena.
Ogni vacanza paga il tributo del posto del terrore. Per Varsavia-Mosca l’ostello Oras sarà duro da battere. Entriamo ed un ragazzo giovane che parla qualche parola di Italiano ci accoglie gentilmente. Ci prende delle lenzuola piccole e lise e ci accompagna in camera. Il muro viene giù a pezzi. L’arredamento è composto da due letti a castello. Ma il peggio deve ancora venire. Il bagno. Due, minuscoli, condivisi per tutti gli ospiti dell’ostello, almeno una ventina di persone. Sono un metro per un metro; hanno un wc e un micro lavandino. Ovunque ragnatele. L’intonaco è tutto per terra per l’umidità. Fortunatamente ci staremo solo un giorno.
Stiamo in ostello il minimo indispensabile. Usciamo ed andiamo a fare un giro in centro a piedi. Dobbiamo cenare. Un ristorantino affollato in una della piazze principali della città attira la nostra attenzione. In men che non si dica siamo seduti al tavolo ed una ragazza carina e gentile ci prende le ordinazioni. Solita patata zeppelin, accompagnata da una insalata di barbabietole e nocciole per me per me e da una insalata di salmone per Micky. Pollo fritto e patatine per i bimbi.
Un ultimo giretto e poi a letto. Domani sarà dedicata alla visita di questa bella città.