Siamo a Dubrovnik, chiamata la “perla dell’Adriatico” per il suo centro storico raccolto dalle mura di fortificazione, al termine di una giornata passata tra pedali e tuffi in mare.
Ci svegliamo a Neum e, dopo una colazione in terrazza ed un volo panoramico della città con il drone ci prepariamo per essere in bici alle 9.
I primi giorni di questo viaggio sono abbastanza rilassati. Dobbiamo percorrere poco più di trenta chilometri abbastanza movimentati per arrivare all’imbarco di un traghetto che ci porterà al porto di Sobra, un piccolo villaggio di pescatori nell’isola di Mljet, da dove dopo qualche ora di mare saliremo su un catamarano in direzione Dubrovnik.
La prima missione del giorno, suggerita da Niccolò, è quella di trovare un bancomat per prelevare un minimo di Marchi convertibili della Bosnia-Herzegovina, la moneta locale. Purtroppo lungo la strada non troviamo alcun bancomat e girare a vuoto in un paese in collina non è piacevole. Missione fallita.
Pochi chilometri e siamo di nuovo ad una frontiera. Lasciamo la Bosnia ed Erzegovina per entrare di nuovo in Croazia e nella UE. Un ufficiale di frontiera particolarmente zelante e affatto simpatico riprende bruscamente il Miche che mentre stiamo effettuando i controlli gioca a fare le facce buffe ad una telecamera di sorveglianza.
Ovviamente interveniamo spiegandogli che in determinate circostanze è necessario comportarsi con serietà, perché quello che è un gioco può essere percepito come una mancanza di rispetto. Tuttavia l’ufficiale di frontiera poteva passare sopra al gioco innocente di un bambino.
Ci troviamo di nuovo immersi nella natura; boschi di lecci, alberi di corbezzolo, pini, ulivi e allori ci separano dal mare, oltre il quale, a poche oltre centinaia di metri, le colline risalgono ripide e rigogliose. Se non fosse caldo e la vegetazione fosse composta da macchia mediterranea sembrerebbe di costeggiare un corso della Norvegia o della Nuova Zelanda. È il golfo di Mali Ston.
In lontananza su una alta collina dall’altra parte del canale si snoda una lunga muraglia difensiva. Chissà a cosa serviva.
Nel golfo le boe disposte in fila ordinatamente insieme a baracchine che vendono frutti di mare ci raccontano di allevamenti di ostriche e cozze.
Noi, incuranti della specialità del luogo, ci fermiamo a fare una abbondante scorpacciata di gustosissime more selvatiche.
Ora una lunga discesa ci conduce ora a Ston o Stagno, una cittadella famosa per le sue antiche e articolate fortificazioni. Le sue mura, proprio quelle che vedevamo dall’altro lato del golfo, sono quelle che fanno della piccola città un luogo di grande interesse dal momento che, dopo la Grande Muraglia Cinese, sono le seconde al mondo per lunghezza.
Tutte queste fortificazioni difensive che hanno richiesto circa duecento anni di lavoro servivano a proteggere il bene più prezioso della Repubblica di Ragusa. Le saline.
Pedaliamo lungo la strada che costeggia alte mura. Qui c’è tutto quello che ci si può aspettare da cittadella medievale fortificata. Castelli, fossati, merletti e feritoie. Il centro storico, in pietra chiara come i castelli e la muraglia sembra carino, anche se non ci soffermiamo a visitarlo. Tutto è ricostruito fin troppo bene per richiamare il turismo e, soprattutto, per sembrare autentico.
Una sosta per mangiare un po’ di frutta per spezzare il caldo e recuperare sali minerali è quel che serve prima di ripartire. Superiamo un’ultima collina e siamo a Prapratno, dove una lunga fila di auto sta già attendendo l’arrivo del traghetto. Tra mezz’ora l’imbarco, così Niccolò e il Miche ne approfittano per un tuffo. In un acqua pulita ed invitante.
Quarantacinque minuti e siamo a Sobra. È caldo. Ci dirigiamo nell’unico bar del porto dove ci rinfreschiamo con qualcosa di fresco e successivamente ci sistemiamo nel pressi di un porticciolo per pescatori poco frequentato: tra tuffi, bagni di sole e un po’ di lavoro trascorriamo le oltre tre ore che ci separano dall’imbarco per Dubrovnik.
L’imbarcazione è un piccolo catamarano che fa la spola tra le varie isole. Le biciclette si possono caricare a discrezione del comandante, che gentilissimo acconsente, facendoci pagare il sovrapprezzo di 12 euro in totale. L’aria condizionata mal gestita rende l’interno della piccola imbarcazione una ghiacciaia.
Finalmente sbarchiamo a Dubrovnik o Ragusa, patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Davanti al porto la città vecchia protetta da mura e fortezze, in tempo il più solido sistema fortificato e difensivo del Mediterraneo.
Domani rimarremo un giorno in questa città particolare per avere tutto il tempo di visitarla.
Andiamo quindi subito al campeggio che abbiamo prenotato, e, fortunatamente non è un campeggio nudista come ci aveva erroneamente detto il ragazzo del call center.
Sono le otto di sera. Montiamo la tenda, ed usciamo per cena. Non c’è tempo di fare la spesa e cucinare.
Ci fermiamo a “Tutto bene”, un fast food, che, secondo le recensioni, è buono, veloce ed economico. Niccolò e il Miche hamburger e patatine, Micky una piadina vegetariana ed io un insalata con pollo. Un acqua due seven-up ed una birra.
Qualità media, attesa di circa mezz’ora, prezzo 82 euro.
La lunga giornata è quasi finita. Una doccia prima di andare a letto dovrebbe aiutarci ad addormentarci anche se è caldo e l’umidità è altissima.
è il momento di andare a letto. Fortunatamente il nostro ventilatore portatile e ricaricabile, nuovo acquisto della stagione 2023 ci è di aiuto .
Domani andremo a visitare la città vecchia.