Siamo a Kyoto, in una casa nella periferia di quella che è considerata la capitale imperiale del Giappone, e che ne è stata la capitale per oltre un millennio. Kyoto è stata risparmiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, pertanto ha conservato intatte le sue bellezze, la sua architettura e lo stile della cultura giapponese.
Per noi la sveglia di Nara è stata prestissimo. Alle sei eravamo in piedi. Ci prepariamo in fretta, e carichiamo le bici. Dobbiamo recuperare il tempo perso ieri!
Poco dopo le otto siamo già al tempio di Todaiji, il tempio più importante della città e della intera zona. Fu commissionato nel 743 dall’imperatore Shômu e completato otto anni più tardi. È il più grande edificio in legno del mondo, nonostante che numerose distruzioni e successive ricostruzioni ne abbiano ridotto la sua superficie di un terzo rispetto alla costruzione originale. È la dimora di una enorme statua di Buddha, seduto su un fiore di loto, con la mano destra alzata come segno di conforto ed incoraggiamento. Secondo la leggenda, la statua fu colata in bronzo da più di due milioni di giapponesi, esaurendo allo stesso tempo le riserve di metallo del paese. Il Buddha, alto più di quindici metri, possiede l’acconciatura la più sofisticata di tutto il Giappone, fatta di diverse centinaia di sfere di bronzo.
Avendo le bici cariche, ed essendo in un luogo molto turistico, decidiamo di andare a visitare il tempio due a due. Prima andiamo io e Dudu, mentre Micky aspetta fuori con il Miche che gioca con i cervi.
Il santuario è enorme e la statua di Buddha impressionante, quasi mette soggezione. Due spaventose sculture in legno, che rappresentano i guardiani, si nascondono dietro di lui, inoltre, due statue di divinità in legno ricoperto d’oro sono posizionate al suo fianco.
Io e Dudu completiamo il nostro giro. Usciamo parlando di quando ci vorrebbe ai nostri giorni e con le nostre tecnologie a costruire un opera del genere. Arrivati alle bici il Miche sta piangendo. Un cervo che probabilmente si è svegliato male lo ha colpito con gli zoccoli nella schiena. Fortunatamente stato più lo spavento del dolore, ma ha imparato la lezione che troppa confidenza agli animali che non si conoscono non si dà.
Micky e il Miche completano il loro giro e poi in sella verso Kyoto.
Subito un po’ di salita per fare il risveglio muscolare. Siamo sulle colline di Nara e un cartello con scritto “Fresh milk” richiama la nostra attenzione. È una fattoria con pecore e mucche al pascolo. Apre alle dieci e mancano pochi minuti. Apattiamo. Ci compriamo una bottiglia di ottimo latte freschissimo che consumiamo all’istante, avidamente, quasi come se provenissimo da dieci giorni di deserto, e delle caramelle al latte tipo galatine per il Miche. Buono il latte appena munto; il confronto con l’acqua colorata di bianco che i supermercati giapponesi spacciano per latte è impietoso.
Ripartiamo soddisfatti per imboccare dopo poco una bellissima e lunghissima pista ciclabile che corre lungo il fiume Kizu; è stata ricavata su un argine con diversi ponti che, ogni tanto ci fanno cambiare lato del fiume. Siamo circondati dal verde, da libellule e farfalle. Pedalare lungo questa pista ci fa ritrovare un pochino di quella calma e di quella tranquillità lasciate sull’isola di Shikoku. Numerosi ciclisti, con bici da corsa, corrono su e giù per la pista. È strano vedere come la marca di biciclette più diffusa in Giappone sia la Bianchi, quando in Italia non se ne vedono così tante.
La pista ci conduce direttamente alla periferia di Kyoto. Siamo nuovamente immersi del traffico della città. Cerchiamo di percorrere strade secondarie per raggiungere il santuario shintoista Fushimi Inari. È dedicato al dio Inari, dio del riso e dell’agricoltura. Anche in questo caso dobbiamo andare due a due. Questa volta vanno prima il Miche e Micky, poi Dudu ed io.
L’impatto col santuario lascia senza parole, non tanto per i bellissimi edifici, che in questi giorni ne abbiamo visti tanti, ma soprattutto per i sentieri che conducono ed essi e che scorrono sotto a centinaia di torii. I portali rossi del santuario sono stati tutti donati dai fedeli e, dietro ad ognuno di essi sono impressi la data della donazione e il nome del donatore, ovviamente in giapponese.
Passare sotto ai torii è un’esperienza suggestiva: i sentieri si trasformano in luoghi fiabeschi, sembra di essere in un bosco incantato, e, anche se siamo insieme ad una moltitudine di persone si avverte tutta la spiritualità che questo luogo emana.
I sentieri si riempiono una intera collina e, per percorrerli fino alla cima sarebbero necessarie circa due ore di cammino. Noi, per motivi di tempo, ne abbiamo percorsa solo una parte. A passo veloce abbiamo camminato per circa quaranta minuti.
Ora possiamo andare a cercare la nostra casa di Kyoto. Dormiremo in questa casa per tre notti. È la prima volta che non cambiamo letto il giorno dopo. È una casina piccola piccola di periferia, in un grande condominio. Ha un garage con i posti bici, uno per ogni microappartamento; noi ce le facciamo entrare tutte e quattro un po’ a forza. La casa ha una stanza con angolo cottura in cui sono incastrati un letto e un divano letto, infine un bagnettino minuscolo. Per tre giorni andrà benissimo.
Usciamo per fare la spesa, ma strada facendo ci rendiamo conto che stasera non abbiamo troppa voglia di cucinare. Un locale che vende ramen è piuttosto affollato. Vada per il ramen. Ottimo e abbondante.
Non ci rimane che andare a letto. Per due giorni ci mischieremo, il meno possibile, ai turisti e ci godremo questa città imperiale.
Comments
1 commentoFrancesca
Ago 20, 2018Vedo che uno dei bimbi usa la mia stessa tecnica per i noodles, e cioè li arrotola come fossero spaghetti! Ho scoperto l’esistenza del vostro blog tramite l’account Instagram della sorella di Micky. Sto viaggiando anch’io in Giappone in questo momento, ci siamo quasi incrociati: io ho lasciato Kyoto stamattina! Viaggi completamente diversi, molto più profondo e spirituale il vostro, più cazzone e incentrato sul cibo il mio. Mi sono permessa di nominare questo blog sul mio, semplicemente come riferimento per chi volesse saperne un po’ di più riguardo ad argomenti che io appena accenno. Abbiamo entrambi notato i coniglietti in giro. È Nijntje, o Miffy che dir si voglia, una coniglietta olandese! E il fatto di non fare il bagno credo sia dovuto anche a un fattore culturale, storicamente le persone abbronzate erano quelle che lavoravano nei campi. Adesso però noi siamo a Miyakojima e c’è pieno di giapponesi abbronzatissimi venuti a fare immersioni (noi ci limitiamo a maschera e boccaglio). Ooohhh, non ho mai commentato e all’improvviso mi è uscito questo commento lunghissimo, uffa! Grazie per il lavoro che fai, so bene che è difficile mantenere il ritmo del blog mentre si viaggia, e buona continuazione a te e famiglia da una toscana trapiantata in Belgio! Francesca
Alessandro Falleni
Ago 20, 2018Si, Dudu si arrangia come può 😂. Comunque non so se hai notato che concerti nei locali in cui servono ramen. Tutti a succhiare. Peccato che ci troviamo. Noi dopodomani andiamo a Tokyo, dove concluderemo questo viaggio. Grazie del commento. Fa sempre piacere riceverli. Non ci sopravvalutare, non siamo così spirituali, ci piace trovare un motivo per un viaggio. Il cammino degli 88 templi è stato sicuramente un ottimo spunto. Abbiamo avuto modo di apprezzare un Giappone un po’ più lontano dalle
mete turistiche e forse, si, più spirituale, ma anche più vero, nel senso che non è fatto per essere visitato. Non lo so, ma da quando abbiamo iniziato a viaggiare in bicicletta ci sentiamo più viaggiatori che turisti, e allora è anche bello raccontare. Il senso è che si possono fare certi viggi anche con i bimbi. Anzi spero che gli rimanga qualcosa di queste esperienze.
Alessandro