Il Central Otago Rail Trail è ormai alle spalle. Abbiamo passato la serata ad elencare le cose che ci sono piaciute del percorso, sicuramente uno dei più particolari e scenici su cui abbiamo pedalato fino ad ora. Nei prossimi giorni ci dedicheremo a visitare la parte dell’Otago che si affaccia sull’oceano Pacifico e parte della regione del Southland.
Ci svegliamo prestissimo la mattina a Middlemarch. È insolitamente caldo. Un caldo strano, soffocante. Quando ci svegliamo la mattina le temperature sono piuttosto basse, ma oggi no. E anche il cielo è strano. È nuvoloso, ma le nuvole sono gialle, e la luce che arriva assomiglia più a quella di una lampadina a luce calda, piuttosto che a quella naturale. Non ce ne curiamo più di tanto. E prepariamo la colazione con la compagnia di una gallina che ci segue.
Alle sette svegliamo i bimbi. Il Miche nota il cielo e inizia ripetutamente a dire: “Che cielo strano. Sono un po’ preoccupato”. Effettivamente assomiglia ad un cielo da presagio. Colazione, preparazione bagagli e prima delle otto siamo in sella, sempre con il Miche, che come una cantilena, ci ripete che il cielo è strano.
È il primo dell’anno e per strada alle otto del mattino non c’è nessuno. Il passo è buono e a farci compagnia ci sono le pecore che ci guardano e le mucche che quando passiamo corrono con noi finché possono.
Imbocchiamo una strada sterrata. Sui lati strane rocce a strati spuntano in qua e in là. Una moltitudine di conigli salta tra le rocce, mentre qualche falco volteggia nel cielo in cerca di un facile pasto. Mentre pedaliamo una serie di temerari conigli si lancia da una parte all’altra della strada davanti a noi. Sul terreno i numerosi resti di chi non c’è l’ha fatta. Ricordiamo che i conigli sono animali prolifici, ma scemi. Secondo noi recitano una preghierina e si lanciano dall’altra parte della strada.
Arriviamo di fronte ad una salita ripida; la facciamo per lo più a spinta. Qualche foto su uno spunzone di roccia prima di scendere alla minuscola stazione di Pukerangi, una casetta di legno con un cartello collocata nel nulla della campagna dell’Otago. Siamo soli alla stazione. Tra blog, foto e compiti trascorriamo l’ora e mezza che ci separa dall’arrivo del treno.
Finalmente eccolo. Lo vediamo avvicinarsi da lontano, con le tre luci anteriori della locomotiva che lampeggiano per richiamare l’attenzione. Il treno percorre la famosa Taieri Gorge Railway (Taieri è nome del fiume e Gorge il nome dell’architetto che l’ha progettata), una spettacolare ferrovia che attraversa la gola scavata dal fiume Taieri.
Dentro è interamente di legno e richiama i treni che correvano su questa linea oltre un secolo fa. Il viaggio si snoda tra straordinari viadotti di ferro, che sembrano non reggere al passaggio del vecchio trenino, e gallerie intagliate a mano nelle condizioni climatiche estreme, che Nuova Zelanda presenta. Noi, anche se in minima parte le abbiamo sperimentate sulla nostra pelle.
Per noi è uno spostamento, invece il treno è una vera e propria attrazione turistica, e ne comprendiamo il motivo. A bordo una folla di persone, con sofisticatissime macchine fotografiche e giganteschi obiettivi, è arrivata da Dunedin per catturare qualche immagine da mostrare orgogliosamente e che, arrivata a Pukerangi, se ne torna a Dunedin.
Arriviamo nella magnifica stazione di Dunedin, il monumento più fotografato della Nuova Zelanda: probabilmente i fotografi non sono mai stati in Italia…. Il robusto capotreno che ci ha caricato le bici a Pukerangi ce le scarica con la stessa facilità. È un ragazzone moro con un aspetto e una corporatura alla Antonino Cannavacciuolo con la barba più lunga.
Dunedin è una città dall’atmosfera decisamente scozzese. Anche il clima che troviamo lo conferma. Fondata da 344 coloni scozzesi nel 1848, si è sviluppata durante la corsa d’oro del 1881 attraendo immigrati provenienti da tutto il mondo. La popolazione era composta prevalentemente da minatori d’oro. L’atmosfera era quella dei saloon, del gioco d’azzardo e dei bordelli, proprio come nel vecchio west.
Tanto per cambiare piove. Ci copriamo e andiamo a cercare un supermercato per pranzare. Mentre mangiamo degli ottimi sandwich con dei muffin al cioccolato e caramello salato, troviamo un motel vicino e abbastanza economico. Prenotiamo e andiamo a fare il check-in.
Ad attenderci un signore di mezza età dai modi gentili E affettuosi. Ci dice subito se abbiamo notato il cielo strano che c’è sulla città. Sono le nuvole di fumo del terrificante incendio che sta devastando l’Australia ad oltre 3000 chilometri di distanza. Allora il Miche aveva ragione.
Ci racconta che il giorno prima è stato a vedere i pinguini e che è ancora emozionato. Noi onestamente abbiamo un altro programma. Andare fino a Balclutha e poi percorrere la scenic route per poi arrivare a Invercargill e infine a Bluff nell’estremo sud dell’isola. Aver saputo dei pinguini ci destabilizza un po’. I pinguini si trovano a Oamaru, all’estremo della penisola di Otago un luogo famoso per gli incontri di animali selvatici che persino Sir David Attenborough, il naturalista britannico, nonché mito assoluto, ha trovato eccezionale il luogo. Non possiamo non tentare di vedere i pinguini, e se abbiamo abbastanza fortuna l’albatros reale. Cambiamo i programmi. La penisola di Otago al posto della scenic route. Dispiace, ma i giorni a disposizione sono quelli, tutto è meraviglioso e dobbiamo fare delle scelte.
Una volta presa la decisione possiamo uscire. Vogliamo andare a vedere Baldwin Street, la strada più ripida del mondo. Trecentocinquanta metri di strada con una pendenza del 35%. Una cosa assurda che trova la sua spiegazione nel fatto che il progetto della zona residenziale è stato fatto a Londra nel 1846, senza avere uno straccio di conoscenza del territorio. Un cartello avvisa che la strada è vietata ai camper in quanto possono ribaltarsi. Decidiamo di arrivare alla fine della strada. Noi a spinta, Dudu stoicamente sui pedali. Bravo Dudu.
Qualche foto ricordo, come i cinesi alla torre di Pisa, e poi torniamo verso il nostro motel. Giusto il tempo di un paio di forature, le prime del viaggio, sulla strada del ritorno. Prima io, poi Micky.
Ordiniamo una pizza dal nostro affezionato Domino’s Pizza da mangiare al motel davanti a MTV classics, un canale che trasmette video di musica dagli anni settanta in avanti e poi a letto. Domani andiamo a vedere i pinguini, forse.