La prima notte di bivacco è trascorsa. L’umidità nel bosco è tanta e il telo esterno della tenda è bagnato dalla condensa. Ci siamo addormentati con tutti i sensi all’erta per prevenire o affrontare ogni possibile pericolo; le orecchie tese ad ascoltare il minimo rumore. Complice la stanchezza ci siamo presto addormentati e abbiamo dormito bene. Anche le uscite notturne per la pipì sono state particolari. Qui l’assenza di inquinamento luminoso regala la scena ad un cielo ancora più stellato di quanto siamo abituati.
Ci svegliamo la mattina, un po’ infreddoliti e con qualche dolorino, ma abbastanza riposati. Il Miche, come al solito, non ne vuol sapere di alzarsi, ma visto che c’è da smontare il bivacco e fare quasi settanta chilometri ci dobbiamo dare una mossa. Ci sistemiamo nella zona bagagli a preparare la colazione. Scaldiamo il latte, tiriamo fuori qualche doclcino, le gallette, i cereali e possiamo iniziare la giornata.
Fuori la nebbia fittissima rende l’atmosfera misteriosa ed il lago incantato. Non si riesce a vedere a tre metri di distanza. Dudu e il Miche, promettendo di fare attenzione vanno sul pontile.
Nel frattempo io e Micky prepariamo i bagagli e salutiamo i ragazzi tedeschi, impegnati a prepararsi una colazione a base di uova e würstel.
Ci mettiamo in sella. La giornata è fredda e uggiosa, tanto che siamo vestiti a cipolla: dalle termiche alle felpe di pile ai giacchetti antipioggia.
Ci immettiamo nella A4, l’autostrada che ci collega a Vilnius. L’unica alternativa sarebbe fare tutta la tappa in sterrato, ma con il terreno così allentato dalla pioggia, sarebbe un suicidio coprire i settanta chilometri tra fango, sabbia e ondine.
Quella che qui è una autostrada da noi sarebbe al massimo una strada provinciale. Il traffico è comunque sensibile e ad ogni sorpasso azzardato da parte delle auto ci buttiamo sul prato, mandando a quel paese il genio della guida di turno.
Lungo la strada si vedono enormi tronchi di legno scolpiti. Non sappiamo cosa rappresentino, ma sono molto belli da vedere.
È strano come qui lo sguardo riesca ad arrivare lontano. Se non siamo dentro le foreste con i loro altissimi alberi lo sguardo si perde. L’aria è limpida, non c’è inquinamento, riusciamo a vedere distante chilometri, perdendo la cognizione delle distanze.
Ora la strada torna ad attraversare una foresta. Cartelli segnalano l’attraversamento di animali selvatici. Vediamo persone con buste e panieri entrare e sparire tra gli alberi. Dopo pochi chilometri iniziamo a scoprire il motivo di tutte queste persone che si inoltrano nella foresta. Banchetti con funghi e mirtilli appena raccolti iniziano a comparire sul prato ai lati della autostrada. Bambini, ragazzi, anziani, donne e uomini, tutti a vendere i prodotti appena raccolti.
Non possiamo lasciarci sfuggire l’occasione. Ci fermiamo prima da una signora anziana che ha un banchetto di “funghi di foresta”, simili, se non uguali ai nostri finferli. Per tre euro ne compiamo una busta piena. Già sogno una cena a base di pollo ai funghi 😋. Dopo qualche chilometro è la volta dei mirtilli. Il Miche e in particolar modo Dudu sono degli amanti del piccolo frutto di bosco che colora la lingua di blu. Ci fermiamo ad un banchetto con due anziani signori e compriamo una bella busta di mirtilli; la signora, intenerita dal Miche, il piccolo cicloturista, gli regala una propria busta di mirtilli. Il Miche la lega orgogliosamente al manubrio della propria bici. Ringraziamo e salutiamo.
Oggi è la giornata degli acquisti culinari. Più avanti troviamo una serie di banchetti con i sapori locali; ci sono: marmellate di lamponi e mirtilli, miele, patate rosse, funghi, spezie varie e dei piccoli fasci di rametti di betulla da battersi sulla schiena mentre si fa la sauna.
Io però devo pensare al mio pollo con i funghi, e non ho ancora il pollo.
Ci fermiamo in un negozio di alimentari; in questi paesini non ci sono supermercati. Purtroppo niente pollo. Sogni infranti. Ripieghiamo sulle uova e ripartiamo. Ho ancora una possibilità. Prima di arrivare al nostro hotel incontreremo un altro piccolo negozio di alimentari.
Proseguiamo il nostro viaggio, incontriamo due cicloturiste che abbiamo visto qualche giorno prima. Loro viaggiano con il carrellino e il cane. Ci riconosciamo e ci salutiamo.
Intanto ecco l’ultima speranza per comprare il pollo. Nulla. Niente pollo. A servirci un bambino di dodici anni che aiuta la nonna nella comunicazione con il suo buon inglese. Compriamo due salsicce ed una birra consolatoria.
Finalmente, dopo sessantotto chilometri arriviamo in hotel. Nella struttura c’è anche un ristorante tipico.
I funghi possono tranquillamente arrivare al pranzo di domani. Tanto non abbiamo nemmeno il pollo…. 😏
Zuppe, zeppelin (un tipico gnocco di patata ripieno di carne la cui forma richiama i famosi dirigibili) e cotolette di maiale. Felicissimi per la cena andiamo a letto, sicuri di dormire bene.