Siamo in una casetta in mezzo al nulla della campagna polacca. La città di Łomźa è lontana settanta chilometri. Con noi due famiglie polacche che si godono qualche giorno di vacanza. Siamo qui da un paio d’ore e loro hanno già consumato un quantitativo di birra che manderebbe al tappeto una intera squadra di rugby, riserve e staff compresi. Eppure sembrano sobri.
In Polonia bevono tutti tanto. Nei supermercati il reparto alcolici e superalcolici è gigante. In fila alla cassa hanno quasi tutti almeno una bottiglia di un superalcolico e qualche birra.
La giornata è trascorsa tutta nella campagna polacca, caratterizzata da lunghissimi saliscendi che ci mettono a dura prova. Enormi trattori carichi di covoni di fieno ci sorpassano, e in cielo volteggiano eleganti le cicogne. Finalmente vediamo il sole, e anche la temperatura è alzata; è il primo giorno che pedaliamo senza maglia termica.
Ci svegliamo nella nostra tenda al porticciolo di Łomźa. Siamo un po’ doloranti e prendere sonno non è stato semplice, ma una volta che ci siamo ben coperti per superare il freddo, abbiamo dormito abbastanza bene, tranne Micky che era disturbata dal mio russare.
Fortunatamente c’è il sole. Smontare la tenda sotto la pioggia sarebbe stato complicato. Colazione sul prato e in sella.
Prima di riprendere il nostro viaggio verso nord-est passiamo dall’unico bike shop della città. Il Miche deve fare una riparazione e io devo comprare dei copertoni più generosi per poter affrontare la sabbia della campagna polacca senza perdere il carattere. I due proprietari, scortesi e sbrigativi ci aiutano di malavoglia, senza soddisfarci. Il Miche sembra aver risolto il problema alla bici, io rimango con i miei copertoni.
Sono già le undici e un quarto e ci mancano ancora sessantatré chilometri alla fine tappa. Dobbiamo darci una mossa per non arrivare troppo tardi.
Dopo pochi chilometri lasciamo la strada nazionale, dove i tir ci sfrecciano accanto facendoci ondeggiare, a favore di una strada provinciale più tranquilla, nella quale possiamo godere del paesaggio, dei piccoli paesi e delle persone affaccendate nei loro lavori.
Il passo spedito è interrotto solo da una brutta caduta del Miche. Fortunatamente solo un grosso spavento. Poteva andare decisamente peggio.
È quasi ora di pranzo. Riprendiamo il viaggio decidendo di fermarci al primo supermercato, che troviamo dopo circa dieci chilometri. Pollo al girarrosto e frutta ci rimettono in forze per ripartire.
In questo tratto di campagna sorgono sparsi tra i campi dei bunker, residui della seconda guerra mondiale; qui i bombardamenti tedeschi sono stati piuttosto cruenti.
Arriviamo finalmente, dopo settanta chilometri, al posto dove dormiremo. Ad accoglierci una signora sulla sessantacinquina, un po’ goffa e sovrappeso, ma cordiale e simpatica. Non sa una parola di inglese quindi chiama sua figlia, che al telefono mi spiega tutto.
Riponiamo le bici e prendiamo possesso delle stanze, piccole, ma accoglienti. Una al piano terra e una al primo piano.
Un po’ di conversazione con Karol, un ragazzo in vacanza nella campagna polacca con la fidanzata in cerca di relax, doccia, cena e a letto.
Domani ci aspettano altri settanta chilometri fino a Augustów.
Comments
1 commentoGiovannella
Ago 7, 2019Ma chi vi ferma……siete una vera squadra!!!!