Siamo a Yamai, in un bell’hotel in stile giapponese al termine di una giornata lunga ed impegnativa. Abbiamo lasciato l’isola di Kyūshū e, dopo due ore di navigazione, siamo approdati con le nostre bici nell’isola di Honshū. Poi abbiamo pedalato per cinquanta chilometri quasi interamente sotto un sole cocente. Il Miche, fortunatamente, non ha risentito delle cadute di ieri e ha fatto tutto il percorso con la sua bici, o, come la chiama lui, la Perla Nera.
Ci siamo svegliati di prima mattina nell’ostello Kunimi a Kunisaki nel quale siamo gli unici ospiti. I due giovani gestori, un ragazzo ed una ragazza sono cordiali e disponibili ed hanno voglia di comunicare. Il ragazzo, che ha visitato le principali città d’Italia, in uno di quelli che sembra un Grand Tour all’orientale, non parla una parola di inglese né di italiano; la ragazza invece parla un buon inglese, la prima che incontriamo da quando siamo in Giappone.
Ci viene servita una variegata e abbondante colazione a base di: yogurt, banana, insalata, carne con zucca, frittata, pane burro e marmellata, più caffè americano o tè per Micky e me e succo d’arancia per Dudu e il Miche.
Due chiacchiere con i ragazzi, che hanno una bella bambina di ventisette giorni, una foto ricordo, e, alle 8:15 siamo in sella. Dobbiamo percorrere circa sei chilometri tra i campi di riso per arrivare piccolo molo dal quale ci imbarcheremo. Il bigliettaio ovviamente non parla una parola di inglese, ma ormai siamo diventati bravi a farci intendere. Quattro biglietti, due adulti e due bambini più quattro bici per Tokuyama.
Il traghetto esternamente è un po’ fatiscente ed i passeggeri in attesa di imbarcarsi sono meno di dieci. Nella sala interna in cui ci posizioniamo ci sono 6 tatami di tre metri per tre metri. Per ogni tatami ci sono dei piccoli cuscini per rendere più comodo il riposo durante il viaggio. Un bel viaggiare, magari con il mare calmo come lo è oggi.
Nel tatami accanto al nostro una famiglia con bambini fa uno spuntino e il papà ci offre dei mandarini; in un altro tatami due vecchietti che fanno yoga. Dudu e il Miche fanno i compiti.
Finalmente arriviamo Tokuyama. Una città decisamente industriale e lo si sente subito dall’aria; non è pulita. Per arrivare a Yanai dobbiamo percorrere ancora circa quarantacinque chilometri.
Uscendo dalla città incontriamo un enorme santuario shintoista. Lo visitiamo e recitiamo una preghiera seguendo il corretto rituale. E’ immenso, e occupa quasi per intero il lato di una piccola collina. Ci sono molte statue, guardiani, a protezione del Kami e sono tutte bellissime. Tra tutte ci colpisce la statua di un Kitsune, rappresentato come una volpe, un animale molto importante nella mitologia giapponese, in grado di vivere a lungo e con l’età di sviluppare poteri sovrannaturali. Kitsune è al servizio di Inari, il kami shintoista della fertilità, dell’agricoltura e del riso.
Proseguiamo il nostro percorso, che ora attraversa tutta la zona industriale. E’ una buona scusa per far scorrere i chilometri, prima di fermaci in un parco per pranzo. Il menù prevede un mix di piatti composti da riso, pollo e verdure comprati la sera prima in un negozio in chiusura a metà prezzo 🙂 . Pranzo ottimo ed abbondante.
Ora il percorso corre tutto di fianco al mare. Ci sono spiagge bellissime, con acqua cristallina, deserte. Ai giapponesi non piace il mare, noi invece abbiamo una voglia matta di fare il bagno. Ci fermiamo in una spiaggia. L’acqua è limpida e di meduse non ci sono tracce. Ci infiliamo il costume e via in acqua. La temperatura dell’acqua è piacevole, tanto da passarci una mezz’ora, prima che la consapevolezza di dover percorrere altri venti chilometri ci faccia uscire dall’acqua. Un pesce volante, che riusciamo ad immortalare, ci saluta.
Sappiamo che i bimbi sono stanchi, specialmente il Miche, per cui dobbiamo tirare quando possibile e, ai primi segni di fatica, fare una sosta che faccia riprendere fiato ed energie. Sosta merenda con gelato per il Miche e piatto caldo con cotoletta verdure e riso per Dudu (alle 17:30 non si desidera altro) e di nuovo in sella per percorrere gli ultimi otto chilometri tutti d’un fiato, ad eccezione di una piccola sosta in un supermercato comprare qualcosa per cena.
Comments
1 commentoMarco
Ago 5, 2018Saluti dal vostro vicino di fuso. Io torno a Livorno oggi. Quando tornate ci vediamo 😉un abbraccio a tutti e 4 😙
Alessandro Falleni
Ago 5, 2018Buon rientro. Al ritorno siete prenotati per cena giapponese