Siamo nell’ostello Kunimi a Kunisaki, un posto incantato, situato nel nulla, immerso nella natura. Una sosta strategica, che ci permette di essere abbastanza vicini al porto, da dove domattina ci imbarcheremo. Punto di approdo Tokuyama. Da li pedaleremo per circa 40 chilometri per arrivare a Yanai, nella quale passeremo la notte.
Ci lasceremo alle spalle la bellissima isola di Kyūshū, i cui abitanti considerano luogo di nascita della civiltà giapponese, per approdare nell’isola di Honshū, la più grande del Giappone, nella quale sono situate le più importanti città del paese, compresa Tokyo.
Sveglia nella nostra Guest House di Kitsuki in una mattina decisamente piovosa. Colazione a base di latte, granola e uova, e iniziamo, con calma, a preparare le bici. Salutiamo la signora, la quale ci chiede di posare per una foto ricordo, e ci mettiamo in viaggio.
Per gran parte della mattina siamo accompagnati da una pioggerellina, che come la definirebbe il Carducci, è minuta, lenta, noiosa, come una lezione di statistica. E soprattutto è bagnata. Fortunatamente è calda, quindi una giacca antipioggia e un cappello sono sufficienti per non fermarci. Verso mezzogiorno ci fermiamo per uno spuntino a base degli immancabili onigiri e di spiedini di carne non identificata e glassata, che si lasciano mangiare senza troppe storie.
Intanto ha smesso di piovere e le nuvole hanno lasciato spazio al sole. Noi riprendiamo il cammino. La temperatura, è come, al solito, caldissima e l’umidità altissima. I nostri capelli ne sono autorevoli testimoni; sembriamo appena usciti da un video di un gruppo rock anni ’80, belli permanentati. I Bon Jovi della bici.
Pedaliamo fino quando una spiaggia attrezzata, con con una struttura fatta da patio, scalette e tavolini, ci invita a fare un’altra sosta. Pensiamo che un bel bagno nel mare del Giappone possa essere sufficientemente piacevole e rinfrescante. Ci mettiamo il costume e scendiamo in spiaggia. Una distesa di meduse spiaggiate ci scoraggia a fare una nuotata. I piedi in acqua possono andare, ma spingerci oltre ci sembra un gesto azzardato. Non conosciamo le meduse giapponesi e non sappiamo che reazioni possono causarci. Meglio non rischiare!
Una rinfrescata ai piedi e una doccia ad una fontana possono andare bene. Ci concediamo un pranzo a base di pane e frittate, preparate la mattina, e cetrioli colti da Dudu e dal Miche dell’orto della Guest House. Gli imperatori del Giappone siamo noi!
Riprendiamo a pedalare verso nord in una pista ciclabile di fianco al mare. La pedalata è allietata da un panorama di rara bellezza con dei faraglioni che si stagliano dal mare, ricchi di vegetazione. Il Miche si concede qualche distrazione di troppo. Un paio di belle cadute ci fanno decidere che per oggi lui non pedalerà più. Mancano quindici chilometri all’arrivo e il Miche ne ha già pedalati 26. La vacanza è ancora lunga. Si è spaventato e non è tranquillo; non ha senso rischiare che si faccia male.
Il nostro BERT (Bike Emergency Response Team), composto da me, Dudu e Micky entra in azione. Micky prende il Miche sul seggiolino. Dudu prende la mia borsa posteriore ed una ruota. Io la bici e l’altra ruota. Possiamo ripartire!
Gli ultimi chilometri sono quasi tutti di salita, intervallati da gallerie e piccole discese. Incontriamo un santuario shintoista e ci fermiamo per una preghiera.
——Inizio momento Alberto Angela, con tanto di mimica——
In Giappone le religioni principali sono due: lo shintoismo e il buddismo.
Lo shintoismo si basa sul culto degli antenati e della natura, mentre il buddismo fonda le proprie radici sull’adorazione del genere umano e di ogni essere vivente. Lo shintoismo deriva da Shinto, ovvero la via dei Kami, gli Dei.
Gli shintoisti pregano nei santuari, i buddisti nei templi.
I santuari shintoisti, sono l’abitazione dei Kami, e vi si entra attraverso il Torii, il portale a forma di pi greco. Il Torii è la divisione tra il mondo secolare e il mondo spirituale. Delle corde appeseal Torii, shimenawa, hanno il compito scacciano gli spiriti maligni. Ogni santuario ha un albero sacro che è la dimora dei Kami. Esso è protetto da dei guardiani che sono delle statue in pietra.
Per pregare in un santuario occorre innanzi tutto purificarsi. Lo si fa lavandosi, prima le mani e poi la bocca in una vasca, attingendo l’acqua con uno strumento di bambù. Poi si fa un’offerta. Ora si può suonare la campana, fare due inchini e battere le mani due volte per risvegliare il Kami. Si recita una preghiera di fronte allo shintai, l’oggetto sacro dei Kami. Esso è custodito in uno scrigno, e, se visto, perde i suoi poteri. Infine si fa un ultimo inchino di ringraziamento.
——Fine momento Alberto Angela e fine della mimica——
Tutti recitiamo con rispetto una preghiera seguendo scrupolosamente il rituale, ammirando la serenità che infonde il luogo e la natura che lo circonda. Poi andiamo via.
Ultimi chilometri e arriviamo all’ostello. La cena, servita alle 18:30 e la colazione sono incluse.
Per cena ci viene servito: Un pesce non identificato, che nella mia mente era un mazzugoru (Cit. Sampei), con frutti di mare e verdure, una insalata di polpo, delle alghe, della zuppa, del riso e del cocomero. La vera sfida del giorno è spinare il pesce con le bacchette. Sono stato tentato più volte di mangiarlo intero, ma alla fine, straziandolo un po’ ci sono riuscito.
Doccia per tutti e a letto. Domani sveglia prestissimo per partire alle 8. Alle 9:40 abbiamo l’unico traghetto disponibile e non possiamo correre il rischio di perderlo.
Comments
1 commentoTommaso
Ago 1, 2018Il momento Alberto Angela è da lucciconi agli occhi!!!🤣🤣
Forza miche!! Dillo a babbo e mamma che gli onigiri e la granola hanno a mangiarla loro!!!..il super miche ha bisogno di energie SERIE!!!!
Alessandro Falleni
Ago 3, 2018Il miche, a parte la granola con il latte mangia ogni genere di cosa dolce, compreso dei gelati biscotto da un metro quadro 😂