Secondo giorno di Giappone e, dopo una lunga dormita, ci sembra di aver già smaltito il fuso orario. Iniziamo a capire come funzionano i rapporti con le persone. Facciamo un sacco di inchini, prendiamo e porgiamo tutto con due mani, non diamo direttamente i soldi in mano, ma li mettiamo in una piccolo cestino per farli prendere direttamente dal commesso. Siamo quasi integrati 😀
Sveglia verso le nove di una giornata piovosa che prevede un altro spostamento in treno verso Beppu. Appena in piedi ci regaliamo il tradizionale rituale dell’ofuro per la purificazione del corpo e dello spirito dallo stress quotidiano. Il rituale consiste nell’immergersi in una vasca di acqua caldissima dopo essersi lavati con un un catino di acqua, seduti su di uno sgabello.
Dudu e Micky, che sono più mattinieri, lo fanno per primi. Tornano in camera soddisfatti e purificati, ma storditi per l’acqua calda e il vapore.
Il Miche non ne vuol sapere di alzarsi, ma la giornata non ci permette traccheggiamenti: dobbiamo trovare un treno, comprare i biglietti, capire dove e come come si prende, rismontare le bici e riporle nelle sacche. E fuori piove. Occorre quindi velocizzarsi.
Finalmente il Miche si sveglia e andiamo insieme a fare il nostro rituale dell’ofuro. Ci laviamo e ci immergiamo nell’acqua bollente mentre parliamo dei rispettivi animali preferiti. Io dell’orso. Il Miche del pipistrello e del pesce. Ottimi argomenti per purificare lo spirito!
Una volta completato il rituale dell’ofuno ci prepariamo in fretta e usciamo, prendiamo le bici e ci dirigiamo verso la stazione con Dudu come navigatore,…. decisamente alle prime armi. Ogni 300 metri dobbiamo tornare indietro perché la strada è sbagliata.
Sosta per una colazione a base di onigiri con tonno e arrivo alla stazione. Ovviamente alla biglietteria l’inglese non lo parlano così inizia il gioco dei mimi. Devo far capire al disponibile, ma non brillantissimo impiegato che voglio quattro biglietti per Beppu e che ho quattro biciclette. Facile? Può darsi, ma a me servono 15 minuti. Peccato che dopo quell’impresa nessuno delle persone in fila mi abbia fatto un applauso. Me lo sarei meritato.
Corsa per smontare le biciclette e portarle al binario 3 in poco meno di venticinque minuti. Prendiamo il treno che in due ore ci porta a Beppu.
A Beppu piove forte. Ci mettiamo l’anima giacca antipioggia, il cappello e ci incamminiamo. Vengo fermato da un tizio giapponese fuori dalla stazione che inizia a chiedere di dove siamo, che giro facciamo. Sembra una persona incuriosita da quattro insoliti viaggiatori che vuole fare un po’ di conversazione.
Mai nessuna impressione è stata più sbagliata. È un temutissimo predicatore giapponese. La prende un po’ larga parlando in generale, in giapponese, del buddismo al traduttore di Google che mi traduce (molto approssimativamente) il concetto. Io che amo parlare con tutti lo ascolto interessato e rispondo con la tessa tecnica. Passa poi a: “Ti piacerebbe pregare in un tempio buddista?” Io dovevo subito capire, come Micky che si è prontamente allontanata con i bimbi. Invece no! “Certo che mi piacerebbe” rispondo. Non mi lascia più andare.
Quando lui parlava di pregare intendeva in quel momento. Subito. Io intendevo in generale. Volevo essere gentile. Ho provato a dire che dovevo passare dal ryokan a lasciare i bagagli e lui si è offerto di venirmi dietro in macchina e poi saremmo andati a pregare. Occorre allora un diversivo. Indicando i bimbi in lontananza mentre piove dico, in italiano: “Mi chiamano”. Li indico e grido: “Arrivoooo!”. Salgo in bici e sparisco. Fiuuuuu.
Troviamo con fatica il ryokan. Check-in, ci leviamo le scarpe e andiamo a lasciare i bagagli nella nostra stanza minimal, prima di fare un giro fuori.
Beppu non ha un molto da vedere. È una tranquilla cittadina affacciata su un mare interno del Giappone e arroccata su di un vulcano. In più piove a dirotto. Decidiamo di fermarci ad un supermercato per uno spuntino e per comprare cena e colazione. La difficoltà consiste nel capire cosa abbiamo di fronte. Animale o vegetale? Pesce o carne? Vaghiamo tra gli scaffali a vedere i cibi più strani.
Ne usciamo con degli onigiri e dei dorayaki per spuntino, e delle zuppe varie per cena, più vari dolcetti.
Non resta che tornare al ryokan, bagnati come pulcini, e rilassarci col rituale dell’ofuro. Gli onsen sono divisi tra donne e uomini. Io, Dudu e il Miche in uno e Micky in nell’altro. Ne usciamo nuovi, pronti per la nostra cena giapponese.
Non resta che cenare nella cucina del ryokan ed andare a letto. Ci aspetta una giornata intensa, nella quale visiteremo il complesso di Onsen naturali intorno a Beppu e inizieremo a spostarci verso nord.
Comments
1 commentoTommaso
Lug 31, 2018Comprare da mangiare in Giappone può riservare piacevoli sorprese (rare😅) o tremendi troiai…. ricordo ancora delle “bombe” di polpo crudo ricoperto da una sorta di pastella….le regalai ad un gruppo di americani che,curiosi, mi chiedevano cosa fossero…
Quindi….enjoy your meal! E 🤞🏻😘
Alessandro Falleni
Lug 31, 2018A dire la verità noi compriamo e mangiamo tutto. Qualcosa più buono qualcosa meno, ma sappiamo che i gusti sono diversi. A partire dal dolce. I doclcini con la crema di fagioli rossi non li definirei proprio “dolce”, ma si mangiano anche quelli 😊