Siamo a Bangkok, la capitale della Thailandia, conosciuta anche come la “città degli angeli”. Una metropoli dove modernità estrema e storia riescono a convivere, una accanto all’altra, senza azzuffarsi. Una città che, pur guardando alle metropoli occidentali, riesce a conservare tutte le caratteristiche di una tipica città orientale: caos perenne, colori, odori, insegne, cibo cucinato e consumato all’aperto, neon dei locali notturni, canali e battelli. Un disordine bello da vedere e visitare.
Ci svegliamo ad Ayutthaya, sapendo che oggi sarà una giornata lunghissima e faticosa. Prenderemo un treno per Bangkok, staremo a zonzo per tutto il giorno per la città e la sera affronteremo un viaggio di dieci ore in pullman per andare a Ranong.
Dopo una veloce colazione a base di pancake con banana, saliamo in bici e andiamo verso la stazione, più grande ed affollata, rispetto alle piccole stazioni del nord, ma comunque decisamente piccola per una città come Ayutthaya.
Due ore e mezza di treno volano, mentre i bimbi fanno la loro parte di compiti. Scendiamo a Bangkok. Alla stazione una teca con due bici da viaggio completebdi bagagli; e la mostra di due thailandesi che, in cinque anni, hanno fatto il giro del mondo, attraversando quarantasei paesi. Guardiamo il reportage fotografico con ammirazione e un pizzico di invidia; ci piacerebbe anche a noi fare il giro del mondo!
Fuori dalla stazione un sit-in per la sensibilizzazione a non guidare dopo aver bevuto alcolici. Iniziamo bene! Poi per strada. Bangkok. Quello che fino ad ora ci è sembrato il caos è niente al confronto. Si fa fatica a pedalare per gli ingorghi di mezzi. L’odore di tubi di scappamento è fortissimo. Poliziotti dirigono il traffico con mascherina per l’inquinamento e una telecamera GoPro sulla testa.
Ci destreggiamo nel traffico metropolitano con una buona disinvoltura: anche se Bangkok è, forse, la metropoli più caotica in cui abbiamo pedalato non è l’unica; ormai abbiamo un po’ di esperienza. Attraversiamo il quartiere cinese, praticamente un pezzo di Cina fuori dai comfini, per poi andare al mercato dei fiori.
In un capannone immenso con centinaia di piccoli banchi vendono fiori e composizioni floreali. I colori sgargianti e l’odore inebriante ci conquistano. Giriamo tra i banchi, con le bici cariche, visti come se fossimo marziani, tra sorrisi, saluti e fastidio per l’ingombro.
Ci fermiamo ad un chioschetto per consumare velocemente degli spiedini di maiale con una glassa dolciastra sopra, per poi andare al Wat Pho, il tempio del Buddha sdraiato. Si tratta di un complesso di grandi edifici che contengono oltre mille Buddha. Le decorazioni sono complesse e i colori vivaci. Nel grande parco ci sono molte statue, alcune di provenienza cinese, tra cui quattro raffiguranti Marco Polo. Purtroppo è affollatissimo ed è difficile poterne godere come vorremmo.
Entriamo nel complesso. Ad attenderci alcune statue di guardiani armati, in stile cinese. Dato l’affollamento ci rechiamo subito nell’edificio che ospita la statua del Buddha sdraiato. E’ impressionante. Misura quarantasei metri di lunghezza e quindici in altezza. Il corpo è completamente rivestito d’oro, mentre gli occhi e i piedi sono decorati con madreperla. Le enormi piante dei piedi hanno raffigurate delle scene augurali abbellite da conchiglie. Inoltre, nell’edificio si trovano centootto ciotole di bronzo che rappresentano le centootto caratteristiche positive del Buddha. E possibile acquistare centootto monete da far cadere all’interno delle ciotole come auspicio di buona fortuna, cosa che hanno fatto, con una precisione un po’ approssimativa sia Dudu che il Miche.
A Wat Pho è nata la prima scuola di massaggio thai, ed è considerato la prima università aperta in Thailandia. Poco dopo la sua costruzione il tempio divenne il centro delle arti e della cultura siamese, dove erano convogliate la saggezza della medicina tradizionale thailandese e dell’arte del massaggio ereditate dal passato. Sono tutt’oggi offerti corsi di farmacia thai, di pratica medica thai, di massaggio thai, e di ostetricia thai.
Una esperienza bellissima ritrovarsi davanti a tanti tesori e tanta cultura. Ci rimettiamo in bici per andare a visitare il palazzo reale, che purtroppo, troviamo chiuso. Giriamo ancora per la città rapiti dalla sua vivacità, prima di dirigerci verso la Bus Southern Station, da dove prenderemo il pullman per Ranong.
La Bus Southern Station si trova un po’ fuori dal centro città, e dista quasi sedici chilometri da noi. Voremmo arrivare prima che cali il buio per non rendere troppo pericoloso il tragitto. Sfortunatamente non esistono strade secondarie per raggiungerla, pertanto siamo costretti a percorrere una strada a dieci corsie, cinque per ogni senso di marcia. Malgrado il numero di corsie la strada è completamente intasata e scorriamo a fatica persino con le biciclette.
Dobbiamo mantenere una concentrazione alta per evitare, e al limite prevenire, le sciagurate manovre altrui. Micky guida la fila, poi Dudu, il Miche ed io a chiudere, in modo che possa dare indicazioni al più piccolo. Ci manteniamo sempre a sinistra, in Thailandia si viaggia sulla sinistra come in Gran Bretagna, superiamo tre grandi ponti e alla fine arriviamo alla terminal con quasi tre ore di anticipo.
Il terminal è gigantesco. Entriamo per fare un giro e passare il tempo. Un centro massaggi ci fa venire l’ispirazione. Un massaggio per tutti prima di passare una notte in pullman è quel che ci vuole.
Il mio massaggiatore, in un inglese perfetto mi chiede se ho fatto altri massaggi thai. Gli spiego che ne ho fatto uno il giorno prima. Prima di iniziare recita una preghiera, dopodiché mi massaggia molto energicamente, tanto che ogni tanto si accorge delle smorfie di dolore che compaiono sul mio volto. Mi spiega che pratica il vero massaggi thai e che se dovessi senrire troppo dolore devo avvisarlo. Mi ha colpito perché è un massaggiatore atipico. Laureato ad Atlanta in scienze economiche; ha lavorato per dodici anni negli Stati Uniti e sei in Francia, poi gli mancava la Thailandia e voleva fare altro nella vita, così ha studiato l’arte del massaggio Thai ed ora è felice. Un esempio sicuramente positivo.
È ora di andare al prendere il pullman. Facciamo un po’ di scorta di cibo per il viaggio e andiamo verso la platform 63, da dove partiremo. Sistemiamo le bici a bordo e saliamo. Il pullman è comodo con le poltrone reclinabili fini quasi a diventare un letto.
Domani alle 5:20 saremo a Ranong, da lì andremo a prendere un traghetto per approdare in un’isola semideserta. Ci rilasseremo tre giorni, prima di ripartire per pedalare nella Thailandia del sud.