Siamo ad Ayutthaya, una importante città della Thailandia centrale. Per oltre quattro secoli è stata la capitale del Regno di Ayutthaya, conosciuto anche come Siam (specialmente dagli accaniti giocatori di Risiko 😂), antenato dell’odierna Thailandia. Qui si trovano le rovine della città antica conservate nel Parco storico di Ayutthaya, patrimonio dell’umanità.
Ci svegliamo nella nostra casetta nuova nuova. Siamo quasi a metà del nostro viaggio; tra due giorni ci sposteremo verso sud per pedalare lungo la costa e il paesaggio cambierà di nuovo drasticamente. La colazione non è compresa, pertanto dobbiamo darci da fare per prepararla. Prendiamo il nostro preziosissimo fornellino ad alcool, che in questo viaggio non abbiamo ancora utilizzato, per scaldare il latte. Gallette di riso con marmellata completano la nostra colazione.
La tappa di oggi è piuttosto leggera. Ayutthaya dista appena trentaquattro chilometri, ma è fondamentale arrivare presto per poter visitare alcuni luoghi che ci siamo proposti di vedere.
Pedaliamo lungo uno stradone tra le paludi. È incedibile la quantità di acqua presente in Thailandia. Non c’è stato tratto del nostro viaggio in cui non abbiamo avuto l’acqua di fianco: fiumi, canali, stagni, laghi, paludi, acquitrini, risaie. E pensare che siamo nella stagione secca. Tra tre mesi inizia la stagione dei monsoni allora quella che oggi sembra una pacifica convivenza tra l’uomo e l’acqua diventerà un problema. L’acqua è un elemento con cui il popolo thailandese deve fare sempre i conti, nel bene e nel male. Porta prosperità, per i campi e gli allevamenti di bestiame, così come porta la morte, con alluvioni e inondazioni.
Proseguiamo a passo spedito con la promessa che, se arriviamo presto ad Ayutthaya, andremo a visitare il parco degli elefanti. Il Miche e Dudu eccitati dalla possibilità di vedere gli elefanti pedalano, apparentemente, senza sentire la fatica. Una breve sosta lungo la strada per una merenda e ripartiamo. Prima delle dieci e mezzo siamo al parco degli elefanti ad Ayutthaya.
Gli elefanti sono tenuti in grandi recinti a beneficio dei turisti. Si paga per scattare loro delle foto e per comprare un cestino di cetrioli o pannocchie, di cui sono ghiotti. Alcuni turisti salgono sul dorso degli elefanti per una gita. Onestamente, a parte la bellezza degli animali in se, e la gioia di veder felici i bimbi, non è bello vedere questi magnifici animali utilizzati per fini turistici, spettacoli e gite sul loro dorso. Informandoci sull’addestramento degli elefanti abbiamo deciso che non avremmo fatto alcuna gita sul loro dorso, spiegando ai bimbi le ragioni.
Passiamo una mezz’ora in compagnia dei nostri amici con la proboscide e ci rimettiamo in sella. Andiamo prendere possesso della nostra camera e lasciare i bagagli prima di visitare Ayutthaya in tranquillità. La camera è in una guest house modesta, ma abbastanza pulita e con un giardino molto curato. Ad attenderci due signore gentili che, una volta fatto il check-in ci mostrano la stanza.
Vogliamo visitare Ayutthaya, ma da un po’ ci frulla nella testa l’idea di un bel massaggio Thai. Quale miglior occasione, visto che abbiamo un’intera mezza giornata a disposizione?
Facciamo una doccia e usciamo, belli profumati, con l’intenzione di regalarci un bel massaggio. Una veloce ricerca su internet e ci dirigiamo verso un centro massaggi. Nel centro due signore sulla sessantina, più una nonnina semi imbalsamata sdraiata su un lettino in fondo alla sala. Scegliamo quattro massaggi Thai, con olio, da un’ora ciascuno.
La responsabile del centro ci invita ad accomodarci su quattro lettini, mentre recluta, telefonicamente, altre due persone per il massaggi. Ognuno si gode il proprio massaggio in un silenzio quasi assoluto, interrotto a tratti dalle risate del Miche. Dopo averci passato un panno umido addosso, le quattro signore, iniziano a spalmarci dell’olio e a massaggiarci. Il massaggi di Micky e mio sono piuttosto energici, a volte dolorosi, mentre quelli dei bimbi assomigliano più a delle coccole; per tutti, comunque, è una esperienza appagante, sicuramente da ripetere.
Ora che ci siamo concessi un meritato momento di relax possiamo riprendere il nostro giro della città. Ci fermiamo prima in un mercato a curiosare tra i banchi e poi ad un centro commerciale per cambiare i soldi. Li cediamo davanti al negozio Dunkin’ Donuts, una catena che vende ciambelle, quelle di cui è ghiotto Homer Simpson, e con le quali facevamo le merende l’anno scorso in California. Non possiamo lasciarci sfuggire l’offerta di dodici ciambelle a meno di quattro euro. Infine ci dirigiamo verso il parco storico di Ayutthaya, la cui visita è consigliata al tramonto.
Purtroppo arrivati davanti al sito archeologico ci rendiamo conto di non aver dietro i pantaloni lunghi, lasciati in camera. Per rispetto al luogo sacro, che ospita numerose statue del Buddha, non è possibile entrare con pantaloncini sopra il ginocchio e con soprattutto con le spalle scoperte. I bimbi sono bimbi, io mi calo i pantaloncini fino sotto le ginocchia, ma per Micky è impossibile. I pantaloncini sono davvero troppo corti, inoltre ha la canottiera.
Decidiamo di entrare noi uomini. Dudu è interessato a vedere la testa del Buddha intrapppolata in un albero di ficus. Camminando tra le rovine si riesce a capire la grandezza del Regno di Ayutthaya. Colonne enormi, torri, Buddha. Per quatto secoli in questo luogo si sono decise le sorti del Siam. Il nostro tour nel parco di Ayutthaya termina con una foto alla testa del Buddha ormai tutt’uno con l’albero di ficus. Micky ci sta aspettando fuori.
Torniamo alla nostra guest house. Altra doccia e usciamo a piedi per cenare. A due passi una specie di mercato serve ogni genere di cibo. Una cena veloce a base di hamburger per i bimbi, wrap di gamberi per Micky e cosce di pollo piccanti per me. Regaliamo un sorriso a dei bambini che vendono rose e torniamo alla nostra Guest House. Dobbiamo andare a letto; domani ci tuffiamo nel caos di Bangkok.
Comments
1 commentoTommaso
Dic 29, 2018Che bello!!