Cienfuegos, Cuba centrale. Una delle città più grandi dell’isola. Ad attenderci Manolo, il livornese trasferitosi a Cuba otto anni fa e suggeritoci da Nadia sul blog. Non ne conosco il motivo, ma me lo immaginavo come un signore anziano, venuto a Cuba a godersi la propria pensione, dopo una vita di lavoro, che arrotonda trovando alloggio ai turisti. Niente di più sbagliato. E’ un ragazzo energico e alla mano sui trentacinque-quaranta anni che ha deciso di cambiare vita riuscendo a crearsi delle opportunità. Un piccolo ristorante, alcune stanze in affitto e, da pochissimo, un altro ristorante italiano. Insomma, bravo Manolo.
Per noi oggi doveva essere una mattinata di trasferimento per poi visitare la città nel pomeriggio. Ci è voluto poco a capire che qui i trasferimenti sono viaggi della speranza.
Otto e trenta a partenza. Alle otto eravamo in piazza per assicurarci sia il posto nel taxi sia il corretto posizionamento delle biciclette. Un signore ci dice di seguirlo. Ad attenderci il tassista e una vecchissima auto americana di colore verde sbiadito, con nove posti (tre persone su tre file) e un grande portapacchi sul tetto; grande, ma non da caricarci tre biciclette per quasi trecento chilometri. In Italia, forse. A Cuba è sufficiente. Si procede con la tecnica del Tetris in altezza. Sotto la mia bicicletta, poi quella di Micky e infine quella di Dudu. Per il posizionamento dei passeggeri: Micky, Dudu, e Il Miche in ultima fila, io nelle fila centrale i due uomini davanti. Il taxi non è comodissimo, ma almeno stiamo larghi. Tutti a bordo e partenza. Cinquecento metri e il taxi si ferma davanti ad una casa. Dei ragazzi aspettano davanti alla porta con dei bagagli. Cinque argentini con una marea di bagagli. Il primo signore ritira i soldi da tutti e scende. Dieci persone in un taxi da nove, con tre biciclette e un mare di bagagli. Ripartiamo. Caldissimo. Dopo dieci minuti il taxi si ferma. Il tassista scende e si concede una pausa di quindici minuti per mangiare con calma un panino con la frittata, una bibita e un caffè, mentre noi aspettavamo in macchina.
Seguono altre due ore e mezza di gambe intorpidite, dolori alla schiena e caldo. Ci fermiamo in un’area di sosta nei pressi dell’Avana. Il tassista scende, scarica i bagagli di tutti dicendoci che avremmo cambiato taxi e se ne va. Ad un signore magrissimo il compito di riposizionare le persona e i bagagli nei vari taxi. Ci propongono almeno tre taxi, tutti piccolissimi senza posto per le biciclette. Rifiutiamo. Ci propongono anche di separarci dalle bici, dicendoci che ce le avrebbero recapitate a Cienfuegos, ma rifiutiamo seccati. Alla fine ci indicano un vecchio fuoristrada Toyota, color “verde panchina”, con tre posti davanti e due panche sui lati dietro stile camion militare; il tetto stracolmo di bagagli e sei persone dentro, più il tassista. Nessun problema, per i bagagli sempre la solita tecnica del Tetris in altezza, bici comprese. Due ragazzi emiliani davanti accanto al tassista, noi dietro insieme a quattro tedeschi.
La compagnia è ottima, ma il viaggio ai limiti dell’assurdo. Cento metri e il tassista si ferma sul bordo della strada a fare pipì, segue sosta pranzo. Velocità di crociera 80 chilometri all’ora, sportellone dietro aperto, e musica latino americana. Dai che tra poco arriviamo. Come mai si ferma? Una signora tedesca chiede informazioni e il tassista confessa candidamente che deve salutare suo zio. Auto parcheggiata su un lato, motore acceso, dieci persone a bordo e via salutare lo zio. Ultima sosta per fare rifornimento di gasolio al mercato nero. Partenza a spinta e di nuovo in macchina per arrivare a Cienfuegos dopo sette ore e quarantacinque. Distrutti.
Abbiamo salutato i nostri ottimi compagni di viaggio che proseguivano per Trinidad e abbiamo scaricato i bagagli. Fortunatamente Manolo ci aveva riservato una casa particular. Almeno per la casa oggi non dobbiamo perdere tempo. Tra poco piccolo giro di Cienfuegos.
Comments
1 commentoGiovannella
Dic 30, 2016Non ci credo,dimmi che non è vero!
Gabriele
Dic 30, 2016Nessun viaggiatore con le gabbie piene di galline?
Peccato!
Il quadretto sarebbe stato perfetto!
?
Nada Santucci
Dic 30, 2016a leggere, ora ci rido!!! L o stesso succedeva con Viazul e i loro autisti. Anche voi ricorderete queste avventure e ci riderete, fra un po’. Se vedi di nuovo Manolo, salutalo con un abbraccio da parte mia. (mi chiamo Nada, non Nadia). Ciao a tutta la famiglia
administrator
Gen 1, 2017Ciao Nada, scusa l’errore sul nome. Ho parlato di te a Manolo la prima volta che l’ho visto. Gli ho detto che mi era stato consigliato da una livornese di nome Nada sul blog. Era felice che il suo nome girasse per la bontà del servizio offerto.