Puerto Esperanza. Niente spiaggia, o almeno qui c’e’, ma l’ora tarda e la stanchezza ci hanno fatto desistere dall’andare a farci un bagno.
Giornata iniziata benissimo svegliandoci in una casetta di campagna e con una colazione da principi. Pianificazione del percorso odierno e partenza per Puerto Esperanza. Due strade possibili: la carrettera principale e una strada segnata, senza incontrare paesi, sterrata e in mezzo al bosco. La signora Antonia, che ci ha ospitato questa notte, ci ha fortemente sconsigliato la seconda opzione in quanto fortemente dissestata, non segnalata e piena di arbusti e spine; insomma, non adatta ai niños. Partiamo in direzione La Palma, tappa obbligatoria lungo il cammino per Puerto Esperanza ci fermiamo a dare dei pennarelli a dei bambini che ci salutavano e via ancora. Lungo il tragitto ci fermiamo a chiedere altre informazioni sulla strada in mezzo al bosco, che nella nostra mente era gia’ il Piano A.
Pareri contrastanti. Chi dice “se puede”, chi dice “no se puede”. Pian piano i sostenitori del “se puede” prendono il sopravvento e infine anche l’ultimo baluardo del “no se puede”, una signora di mezza eta’ con atteggiamento molto protettivo nei confronti dei bambini, cede. Alla fine abbiamo sentito quello che volevamo sentire e via verso la strada nel bosco.
In sella. Sosta all’unico paese che incontriamo a rifornire la nostra cambusa. 5 CUC tra banane, pomodori e pane.
La strada sterrata era meglio di quel che ci aspettavamo anche se il sole era cocente e nessuna traccia di ombra. Poche le persone incontrate, e quelle poche portavano le mucche o i cavalli al pascolo. Incrocio di quattro strade e fortunatamente una signora che ci indica la strada giusta. Poi niente. Bosco vero, strada che si stringe, fiumi, bivi che imbocchiamo ad intuito. Un bivio sbagliato e arriviamo ad un ponte crollato. Strada chiusa. Avevamo gia’ fatto quasi trentacinque chilometri, di cui oltre venti di bosco. Torniamo indietro mettendo dei segni dove eravamo passati, anche se le tracce lasciate dalle biciclette ci aiutavano.
Finalmente la strada sembrava quella giusta, sempre secondo il nostro intuito. Ad un certo punto recinti con cavalli, recinti con mucche, dopo quasi tre ore di bosco senza vedere cenni di civilta’. Un sollievo. Andiamo avanti speranzosi e dopo poco le prime case. El Rosario. Un paesino di quattro o cinque case senza un negozio, ma Puerto Esperanza era vicino. Cinque chilometri. Abbiamo finito la poca acqua che ci era rimasta e via verso la nostra meta. Arrivati a Puerto Esperanza sosta al primo e unico bar: acqua e limonata fino a non poterne piu’. Chiediamo di una casa particular, un ragazzo ci accompagna. I soliti 50 CUC per cena con aragosta, colazione e camera. Ora al parco per riprendere i contatti con il mondo, visto che ieri non avevamo connettivita’. Al parco incontriamo un italiano. Di Chianni, un piccolo paese in Toscana, dove ho i parenti da parte di mamma e lui li conosce tutti. Viene a svernare a Cuba perche’ non sopporta piu’ il freddo. Ci da indicazioni su tutto e ci trova anche un passaggio economico da Vinales a Cenfuegos per il ventinove dicembre.
Domani Cayo Jutas. Faremo la strada principale. Per ora avventure basta. Domani vogliamo la spiaggia J
Comments
1 commentoSimone
Dic 26, 2016Trovare un chiannerino a Cuba….direi il top!???. Complimenti ragazzi!!!
Giovannella
Dic 26, 2016Mi è venuta l’ansia mentre leggevo…….ma fortunatamente i nostri”Eroi” sono stati alla fine ma molto alla fine(del bosco)anche ripagati da una buona cena.Avrei voluto vedere la vostra faccia ma più che altro essere nella vostra testa quando siete arrivati davanti al ponte crollato……chi sa perché ma mi ricordava molto l’inizio della francigena che io ho fatto con voi……perduti guarda caso anche lì in un bosco………Ve lo ricordate?
marco
Dic 26, 2016La vostra avventura super coinvolgente …..Straordinario il modo in cui le racconti…
Se chiudiamo gli occhi sembra di essere lì con te….Complimenti siete straordinari