Santa Cruz de Norte. Un paese a circa metà strada tra Matanzas e L’Avana. Domani saremo di nuovo al punto di partenza.
La sveglia è alle otto, dopo poco più di cinque ore di sonno. Siamo pronti per la colazione. Sentiamo subito che la temperatura è cambiata e, per dirlo come la signora che, cortesemente, ci ha atteso fino a notte inoltrata per ospitarci in una camera: “E’ frio”. E fa davvero freddino, abituati al caldo dei giorni scorsi, tanto che abbiamo dovuto indossare le felpe. Ad attenderci ritroviamo la classica e amata colazione delle case particular, dopo tre giorni di bagordi al buffet del villaggio. Ormai siamo abituati ai cibi cubani, poco vario, ma ottimo: banana, miele, ananas, papaya, centrifuga di qualche frutto, latte caffe, prosciutto cotto che sembra il tenerone.
In sella in direzione L’Avana. Uscendo da Matanzas una brutta caduta di Micky di bicicletta ci ha fatto preoccupare sia per lei sia per il Miche che è sul seggiolino. Subito un nutrito numero di cubani è corso a prestare aiuto, offrendosi anche di portare il Miche, che piangeva ininterrottamente, all’ospedale. Un attimo per valutare le condizioni di entrambi e decidere cosa fare. Tutto ok. Fortunatamente il tutto si riduce a un grosso spavento per il Miche e qualche livido e qualche escoriazione per Micky.
Usciti dalla città, affrontiamo subito un discreto dislivello che ci porta nelle Alturas Habana-Matanzas. La pendenza e il forte vento contrario ci hanno fatto faticare un bel po’. Una volta saliti in quota è tutto un susseguirsi di lievi saliscendi. Ai lati della strada si ritrovano di nuovo i boschi di banani e di palme da dattero con il mare sullo sfondo da un lato e le montagne dall’altro.
Ci fermiamo a un banchetto di fortuna, sistemato nel giardino di un abitazione, che vende un po’ di tutto: miele, limoni, succo di arancia, cipolle, banane, pan con lechon (il pane e porchetta locale). Ne usciamo con tre bottiglie di rum riempite di ottimo miele.
Percorso qualche chilometro si iniziano a trovare persone che escono dal bosco che vendono le cose più disparate: banane, formaggio, marmellata solida di guayava, tonni interi. Cercano di vendere, per pochi CUC, le cose per strada, per sbancare il lunario. Al passare di mezzi della polizia, scomparivano nel bosco nello stesso modo in cui erano apparsi. Non si scherza qui, finirebbero in galera. Noi avremmo comprato tutto. Ci siamo limitati a comprare un casco di banane (in tre ne abbiamo mangiate oltre trenta per pranzo), e due barrette di marmellata.
Inizia la discesa verso il mare, il vento aumenta. Il mare è molto mosso e noi pedaliamo con il salmastro che ci accarezza il viso, spinto dal “libeccio cubano”. Un bel tratto di strada con il mare a fianco, come non abbiamo mai trovato; generalmente le strade non sono un o più interne e non direttamente sul mare. Ormai mancano pochi chilometri a Santa Cruz de Norte. Un forte odore di alcool ci fa accorgere che stiamo passando di fianco alla distilleria del rum Havana Club, dove un cartello ci informa che non si possono scattare fotografie. Rinuncio alla foto ricordo. Siamo alle porte della piccola cittadina; giusto il tempo di forare e di cambiare la camera d’aria che ci troviamo ad attraversare un paese povero e vuoto. Ad attenderci Olga, una bella signora con una casa curata che si affaccia su un mare molto mosso. 60 CUC per una camera, cena e colazione.
Domani ingresso all’Avana.
Comments
1 commentoTommaso
Gen 9, 2017Forza ragazzi! Qua è mui frio ❄️❄️⛄️⛄️
Vi aspettiamo per una pizzata al platano dove ci racconterete tutto!!
administrator
Gen 9, 2017Ok, allora meglio cena cubana 🙂