Una giornata a spasso per Osaka. Senza tempi stretti, senza dover gestire le forze dei bimbi, ma soltanto la voglia godercela e di capire un po’ di più di questa immensa città. Cercheremo di concentrare la visita nei quartieri più interessanti perché visitare Osaka in un solo giorno è impossibile.
Sveglia nella nostra giapponesissima casa di Osaka. Oggi la colazione è compresa; ci viene servita in un locale adiacente alla casa. È la prima colazione giapponese che facciamo, e, onestamente qualche aspettativa ce l’abbiamo. Chissà cosa mangeremo? Ci sediamo a tavola e subito ci viene servita una insalata con pomodori e uova sode. A seguire zuppa di cipolle con una specie di pancetta e tre tipi di pane sfornati al momento dalla signora, la stessa proprietaria della casa: con uvetta e noci, al basilico e con farina di riso. Le aspettative sono state un pochino tradite; ci aspettavamo almeno di mangiare la zuppa di miso, un cereale, che è alla base di una tipica colazione giapponese. Pazienza, ci saranno altre occasioni. L’esperienza di iniziare la giornata con una zuppa di cipolle e pancetta è comunque notevole.
Colazione finita e bici caricate. Non ci resta che andare a cercare l’altra casa di Osaka. È a circa dieci chilometri da noi, in posizione più centrale. Il check-in può essere effettuato solo dopo le 15; tuttavia un signore gentile ci permette di lasciare i bagagli nel suo ufficio al piano terra dell’edificio, che qui in Giappone è poi il primo piano. Ora siamo pronti a mordere Osaka.
Prima tappa il Kuromon Market, un mercato che corre lungo una enorme galleria. Il mercato è dedicato principalmente al cibo. Gli odori si mischiano, i colori delle insegne delle lanterne fuori dai negozi e dei cibi esposti quasi confondono, il vociare delle persone ci fa da sottofondo . Qui assaporiamo l’essenza dell’oriente. In un solo posto. C’è di tutto. Banchi che vendono ogni tipo di street food: okonomiyaki, takoyaki, spiedini, di pollo, di pesce e di piccoli polpi, patate dolci alla brace, ramen e chi più ne ha più ne metta.
Noi giriamo affascinati da tutto. Dudu ed io non vorremmo mai uscire e vorremmo assaggiare tutto. Prendiamo dei takoyaki per pranzo, le famose polpette di polpo già mangiate a Kure, poi assaggiamo le patate dolci e dei dolcetti di pasta di riso con le fragole dentro. Il Miche prende un gelato alla vaniglia nera, che sembra al nero di seppia. Il gusto è quello della normale vaniglia, ma tinge la lingua.
A malincuore ci allontaniamo da Kuromon Market perché ci sono ancora tante cose da vedere.
Ci dirigiamo verso il quartiere Den Den Town. È il quartiere dei manga, i fumetti giapponesi, e dei cosplay, ragazzi che si vestono come i personaggi dei loro manga preferiti. È un mondo fantastico, totalmente dedicato a questo tipo di arte e di cultura. Negozi enormi multipiano dedicati ai manga, gallerie d’arte con quadri, disegni e quant’altro, negozi dedicati ai robot e cosplay per strada. È difficile descrivere l’atmosfera che si respira in questo quartiere vivo.
Entriamo in tutti i negozi e non esiste un negozio in cui non vorremmo comprare tutto, ma siamo in bici e lo spazio è quel che è. Inoltre ci sono degli articoli costosissimi. In particolare è bellissima la galleria d’arte, anche in personaggi dei manga sono principalmente ragazze giovani e maliziose, così come nell’immaginario erotico giapponese.
Ci concentriamo poi nel negozio di robot. Fantastico. Al piano terra, sempre primo piano per loro, i modellini di Goldrake, il grande Mazinga, Mazinga Z, Jetta robot, God Sigma, Voltron, Danguard e chi più ne ha più ne metta. Io impazzisco. Descrivo ai bimbi minuziosamente ogni robot e gli prometto che al ritorno in Italia guarderemo la serie. Il primo piano, secondo piano per loro, è completamente dedicato a Gundam. Tutti i Gundam. Di tutte le serie. Ci sono i robot, le videocassette, le uniformi dei personaggi, e, ovviamente i modellini di tutti Gundam. Dopo quasi un’ora di adorazione ne usciamo con un buon numero di Gundam, di tutti i tipi, anche se io da nostalgico incallito mi sono comprato Gundam RX78, protagonista della serie trasmessa in Italia nei primi anni ‘80. Meraviglioso. Possiamo ora andare a visitare un’altra parte di Osaka.
Prendiamo le bici e puntiamo verso il mercato degli articoli da cucina a Doguyasuji. È un mercato famoso per chi vuole aprire un locale. Vendono di tutto. Dalle insegne ai menù, dalle tendine, ai piattini che rappresentano le pietanze, dalle piastre ai vari utensili, e ancora, piatti, macchinari da cucina, bacchette, grembiuli e cappelli da cuoco. Insomma, tutto. È divertente guardare e curiosare tra i vari negozi.
Prima di organizzarci per la cena non ci rimane che passare dal castello di Osaka. È chiuso, ma tanto non avremmo avuto il tempo di visitarlo tutto. Ci accontentiamo di vederlo da fuori. Un castello in stile giapponese, come quello visto a Imabari. Cinque piani, due fossati di protezione e un parco immenso. Bello, ma iniziamo ad essere stanchi e abbiamo fame.
Torniamo a casa, dove nel frattempo ci hanno spostato in bagagli nella stanza, lasciamo le bici e usciamo subito per mangiare. Fortunatamente vicinissimo a noi c’è una galleria piena di locali che offrono street food.
Ispirati da alcune persone in piedi ad un bancone impegnate a mangiare rumorosamente i loro udon, degli spaghettoni di grano duro, serviti in un brodo caldo insieme a uovo, pesce, carne o altro, e tipici della cucina giapponese, ci fermiamo. Andiamo per ordinare, ma il cuoco ci indica una macchinetta automatica con scritte giapponesi e un prezzo. Il problema è: come facciamo a sapere quali sono gli udon che vogliamo con 30 bottoni da premere con associate altrettante scritte giapponesi? Fortunatamente il cuoco esce dalla cucina e viene ad aiutarci. Vorremmo quatto udon con uovo e una frittura di verdure e gamberi. Ci siamo capiti. Acquistiamo le pietanze alla macchinetta, presentiamo i cinque biglietti al cuoco e ci viene presentato: quattro udon con l’uovo e un udon con dentro il fritto, nel brodo. Ci siamo quasi capiti!
Comunque cena ottima e abbondante. Non ci resta che andare a letto. Domani ci aspettano circa cinquanta chilometri complicati, con parecchie colline nel mezzo. La destinazione è Nara, la prima delle tre capitali del Giappone insieme a Kyoto e Tokyo.
Comments
1 commentoGiovannella
Ago 18, 2018Io avrei ordinato quella barchetta con sopra il gelato di Ughi!
Giovannella
Ago 18, 2018Ma anche i pollini non dovevano essere niente male