Prima alba del duemiladiciassette. Seduti sulla terrazza della nostra casa a Yaguanabo, senza crostacei giganti che ci gironzolano intorno con il mare di fronte. Il sole che sorge da un piccolo promontorio alla nostra sinistra. Un attimo elencare mentalmente i propositi e i sogni da realizzare nel nuovo anno e poi via a preparare i bagagli e a fare colazione. Ci aspetta un’altra giornata intensa nella quale fare il pieno di cose belle. In sella per percorrere i circa trenta chilometri che ci separano da Trinidad. Stessa strada di ieri, stessi saliscendi (o “mangia e bevi”, come li ha chiamati un livornese incontrato a Cienfuegos), stessi granchi schiacciati lungo la strada, stesso vento e stesso sole caldissimo.
Ci siamo sorpassati più volte con un gruppo organizzato di turisti americani, neozelandesi e canadesi. Durante una sosta scambiamo due parole con un neozelandese che fatto l’autista in Europa per due anni, con un ragazzo di Seattle e con una signora americana che ha regalato al Miche e a Dudu una barretta energetica al cioccolato. Ci salutiamo e ripartiamo decisi ad arrivare subito a Trinidad; dopo pochi chilometri una caletta minuscola situata alla fine di una profonda insenatura sembrava fatta per noi. Bici messe in sicurezza in spiaggia e via in acqua: mezz’ora di relax prima di riprendere il cammino. Una bambina ci chiama per chiederci se abbiamo qualcosa per lei. Certo! Delle penne colorate e dei pennarelli. Riprendiamo fino a un piccolo chiosco di legno con delle banane esposte e dei frutti strani. Acquistiamo un cocco per berne l’acqua e in seguito mangiarlo e delle banane. La signora ci propone di assaggiare due frutti esposti, mai visti, che ci incuriosiscono. Il primo, di cui ignoro il nome, è simile a una pigna verde leggermente schiacciata. Una volta tagliato ha dei semi lattiginosi da succhiare: il sapore è di un frullato di latte, ananas e banana. Il secondo, chiamato piñuela, si presenta a grappoli e i frutti sembrano dei mandarini cinesi essiccati: il sapore è simile a quello di una nespola con una punta di aspro. La signora sostiene che sia curativo. Sicuramente è buonissimo: ne compriamo un grappolo così stasera mi curo J.
Quattro chilometri e arriviamo a Trinidad. La città, seconda più antica dell’isola dopo Baracoa, è stata fondata nel 1514 ed è patrimonio dell’umanità ed ha un centro storico ampio per quelli visi fino ad ora e ben conservato. Case dipinte di colori vivaci, piazze ordinate con percorsi di verde, ristoranti, bar e negozi per turisti.
La nostra casa pulita e ben arredata ha una splendida terrazza che ci permette di vedere il mare. Il padrone ci accoglie con un cocktail di benvenuto, il Bananamama , analcolico per Il Miche, Dudu e Micky, leggermente alcolico per me.
Di seguito la ricetta per il bananamama dell’Hostel “Casa mia” di Trinidad:
Bananamama per 4 persone:
- 1 tazza latte di cocco
- 1 rondella di ananas
- 1 tazza di latte
- 1 banana
- 1/2 tazza di zucchero
- 4 tazze di ghiaccio tritato
- 1 spruzzata di rhum (lo si può aggiungere anche dopo)
Disporre tutti gli ingredienti in un frullatore e frullare fino ad avere una consistenza liquida ed omogenea.
Comments
1 commentoPaolo
Gen 2, 2017Tantissimi auguri di buon anno a te e a tutta la tua famiglia da Paolo, Bruno e Antonio.
P.S. Ti manderei anche una foto del bel posto in cui siamo, ma non voglio poi rovinarti la vacanza, saresti troppo invidioso.
administrator
Gen 2, 2017Grazie ragazzi. Buon anno a voi.
elena
Gen 3, 2017bellissimo 🙂 buon anno a tutti voi e buon divertmento 🙂
administrator
Gen 3, 2017Grazie Elena. Buon anno 🙂