Abbiamo già lasciato Praga e, al termine di una giornata intensa, siamo in un locale decisamente rustico che racconta una storia di emigrati italiani che ce l’hanno fatta.
Siamo seduti ad un tavolo nel giardino mentre aspettiamo la nostra cena. Il locale “da Antonio” offre delle camere e una doppia cucina tradizionale ceca e italiana; a gestire il tutto c’è Dino, il genero di Antonio, un signore mezzo sordo con la faccia simpatica e le guance rosse che ci parla in un italiano stentato.
Appena entrati sembra di essere in una pizzicheria italiana di cinquant’anni fa. Il bancone, varie scatole vintage di prodotti italiani ed una bellissima affettatrice Berkel con il suo inconfondibile colore rosso. Appese al muro le foto di tanti attori famosi, compresa l’ex coppia Tom Cruise – Nicole Kidman, in zona per girare delle scene del primo Mission Impossible.
La mattina ci svegliamo a Praga nel nostro hotel nel cuore della città vecchia. Una colazione non eccellente prima di immergerci nella bellezza di questa città che sembra uscita da un libro di fiabe con il suo fascino gotico e le strade acciottolate.
Usciamo e ci incamminiamo verso la prima tappa della giornata, il Monastero di Strahov, un complesso religioso risalente al 1143 famoso per la sua biblioteca che contiene tra le altre cose un vangelo risalente all’800. Essa ospita due meravigliose sale: la Sala Teologica e la Sala Filosofica che possiamo ammirare soltanto da fuori, in quanto protette da una grata. Sono veramente bellissime con le altissime librerie ricche di testi religiosi e filosofici, i soffitti decorati, gli affreschi e le statue.
Obbligatorio soffermarci alla chiesa di Loreta dedicata alla Madonna di Loreto, dopo che la scorsa Pasqua abbiamo completato il cammino Lauretano partendo da Siena.
È ora la volta del castello di Praga, uno dei complessi fortificati più antichi del mondo che al proprio interno contiene dei veri e propri gioielli.
Ci mettiamo in fila e acquistiamo i biglietti per l’ingresso. Piuttosto cari, ma vale la pena, anche se ogni volta non possiamo fare a meno di ricordare che entrare a San Pietro e visitare la Pietà di Michelangelo è gratuito.
Per prima cosa visitiamo la cattedrale di San Vito, voluta dal re di Boemia e imperatore del Sacro Romano Impero Carlo IV chiedendo di ispirarsi a Notre Dame. Dentro è bellissima con le sue volte vetrate colorate che raccontano storie religiose e storiche, alcune antiche, altre decisamente più recenti, come quella di Alfons Mucha, uno dei maggiori rappresentanti dell’Art Nuoveau, del quale pochi mesi fa abbiamo visitato la mostra a Firenze.
Entriamo poi nella basilica di San Giorgio una delle chiese più antiche del castello, risalente al X secolo, dalla facciata barocca e l’interno romanico.
È ora il turno del vecchio palazzo reale famoso per l’episodio della defenestrazione di Praga che Michelangelo ci ha raccontato alla perfezione, essendo stato un argomento oggetto di una interrogazione di storia.
La Defenestrazione di Praga è un evento storico piuttosto significativo avvenuto nel 1618. Due funzionari cattolici furono gettati fuori dalla finestra del Palazzo Reale di Praga dai protestanti boemi, scatenando di fatto la Guerra dei Trent’Anni, un conflitto devastante tra le forze cattoliche e protestanti in Europa.
Attraversiamo il Vicolo d’Oro, una stradina stretta ed acciottolata racchiusa da casette molto piccole e variopinte che ci fanno sentire in una fiaba dei fratelli Grimm. Le casette furono costruite per i soldati del castello e successivamente abitate da orafi e artigiani, anche se la leggenda vuole che fu abitata da alchimisti e maghi che lavoravano al servizio dell’imperatore Rodolfo II per trovare la pietra filosofale e trasformare i metalli in oro.
Per concludere visitiamo la torre Dalibor un tempo prigione del castello che prende il nome dal primo cavaliere imprigionato, il quale, leggenda vuole che abbia suonato il violino durante la sua prigionia, attirando simpatia e sostegno dal popolo. Sembra di entrare in uno dei tanti musei delle torture che si trovano nelle nostre città medievali. Le condizioni dovevano essere drammatiche.
Finita la visita al castello scendiamo verso il Piccolo Quartiere, uno dei quartieri più caratteristici della città tra chiese, strade acciottolate e edifici storici, per poi dirigerci verso il muro di John Lennon. È per eccellenza il simbolo di libertà della città di Praga, e un tempo dell’intera Cecoslovacchia.
Dopo l’assassinio di John Lennon, le persone iniziarono a dipingere il muro con immagini di Lennon, testi delle sue canzoni e messaggi di pace e libertà. Nonostante i tentativi delle autorità di coprire i graffiti con vernice bianca, i messaggi ricomparivano regolarmente.
La nostra visita a Praga è finita. Attraversiamo Ponte Carlo, un ponte in pietra con numerose sculture in ambo i lati. Esso attraversa la Moldava e collega la città vecchia al complesso del castello di Praga.
Arriviamo in hotel. Il tempo di recuperare i bagagli, caricare le bici e partiamo.
L’uscita dalla città di Praga è più semplice e ordinata rispetto a tante città che abbiamo attraversato durante i nostri viaggi. Piste ciclabili, corsie di emergenza molto larghe e automobilisti piuttosto rispettosi.
Anche se dobbiamo fare poco meno di trenta chilometri il caldo si fa sentire.
Usciti da Praga ci troviamo immersi tra campagne e classici paesini dell’Europa centrale, per lo più in pietra grigia.
Arriviamo a Skvorec, uno dei tanti paesi dal nome complicato. È qui che dormiremo. Una bandiera italiana fuori della locanda ci dà il benvenuto.
Un po’ di conversazione con Dino e prendiamo possesso della camera, rustica ma carina. Cena a base di hamburger per Niccolò e Michelangelo, insalata con fettine di maiale alla brace per Micky e me.
La giornata è stata lunga. Siamo stanchi ma felici e da domani saremo tutto il giorno sui pedali.