Proseguiamo il nostro viaggio all’interno della via Egnazia. Ora ci troviamo a Giannitsa, una cittadina situata nella Macedonia centrale. Fondata dagli ottomani nella prima metà del 1300 sui testi di una città bizantina, è rimasta turca fino alla battaglia di Giannitsa del 1912, durante la prima guerra balcanica.
Partiamo da Amyndeo per una giornata che, pur essendo semplice come altimetrie, ci vedrà affrontare quasi novanta chilometri in buona parte su strade sterrate. Finalmente un po’ di gravel!
Appena usciti dalla cittadina ci troviamo subito in campagna. Percorriamo una stradina sterrata tra i campi coltivati e le montangne. Pedaliamo con gli occhi aperti nella speranza di vedere un orso, e lo faremo, senza fortuna, per tutto il giorno.
Una lunga discesa su strada asfaltata ed arriviamo sulle rive del lago di Vegoritida, il terzo lago naturale della Grecia, ed uno dei più profondi. Seguiamo il perimetro del lago tenendo sulla sinistra alte montagne calcaree, un po’ verdi e un po’ rocciose.
Il terreno, reso fertile dalla vicinanza del lago, è coltivato con alberi da frutto. Meli e peschi a perdita d’occhio. Troppo invitante per non mangiare qualche pesca colta dall’albero. Sono grandi e dolcissime. A terra tanti di quei frutti da poter fare quintali di marmellata.
Ci fermiamo ad Arnissa per uno spuntino, una piccola città tra le più antiche della Macedonia. Un bar pasticceria sembra perfetto. Tanto abbiamo già mangiato un bel po’ di frutta.
Due dolcetti ed un gelato per Niccolò e Michelangelo e il secondo approccio con il caffè greco per me.
L’amore tra me ed il caffè greco non sboccia; continuo a trovarlo terribile. Il gestore del bar ha voglia di scambiare qualche parola con noi. Ci chiede dell’Italia e ci parla della Grecia. Esprime parole durissime sull’Europa ed in particolare sulla Germania, che, secondo lui, li ha portati alla fame. Si lamenta della mancanza dei servizi di base come medici e ambulanze e non vede un gran futuro per la sua nazione.
Obiettivamente, vista con i nostri occhi da viaggiatori, quindi esterni, le città della Grecia viste finora hanno case in cui si nota la totale assenza di manutenzione e anche il parco auto è piuttosto datato.
È ora di andare. Prima di salutarci chiediamo al ragazzo del bar se sono presenti orsi nella zona. Ci dice che se ne vedono spesso e questo ci accende un lumicino di speranza per vederne uno. Ci regala qualche dolcetto per il viaggio è andiamo.
Ritroviamo subito la campagna e gli immensi frutteti. Alle mele e alle pesche si aggiungono susine e kiwi. Ce ne è per tutti i gusti.
Finalmente arriviamo ad Edessa, un’altra antichissima città sulla via Egnazia. È passata l’ora di pranzo e i bimbi hanno una fame da lupi. Troviamo un locale con una lunga fila fuori in attesa di essere servita. Ci fermiamo incuriositi. Tutti sono in attesa di una pita, un pane sottile dalla forma circolare, tipico della cucina greca e mediorientale, con salsa tzatziki, la tipica salsa greca a base di yogurt greco e cetrioli, pomodoro, cipolla, kebab e patatine fritte.
Una pita con kebab di maiale per Niccolò, una per Michelangelo e una pita a metà con kebab di pollo per me è Micky.
Siamo a Edessa, conosciuta anche come “la città delle acque”. Anche se i chilometri da percorrere sono ancora tanti non possiamo non visitare la cascata di Karano, così chiamata in onore del primo re dei macedoni. Con un’altezza di 70 metri, è la cascata più spettacolare di tutta la Grecia. E si trova proprio in città.
Pochi metri da pedalare e siamo alla cascata. Bellissima. Scendiamo a turno visitarla senza lasciare le bici incustodite. Prima io e Michelangelo, poi Niccolò e Micky e di nuovo Michelangelo.
Ripartiamo, imboccando una strada sterrata che ben presto diventa difficile da pedalare. Proseguiamo con fatica a spinta per qualche chilometro su enormi pietroni prima che la strada diventi di nuovo pedalabile.
Mancano circa quaranta chilometri a Giannitsa che percorreremo circondati da frutteti. Ogni tanto una sosta per una pesca, una susina o un fico per riprendere le forze, integrare i tanti sali che perdiamo con il caldo ed il sudore, e proseguiamo.
Finalmente attiviamo in città e troviamo l’hotel. La camera è pulita e carina, ma il vero gioiello è la terrazza spettacolare.
Doccia e cena in terrazza a base di insalata greca e poi a letto. La giornata è stata stancante e domani non sarà da meno.